24 agosto 2018, Panjakent-Samarcanda (67 km. – tot. 24.798)
La sana dormita tagika si conclude con un’ottima colazione offerta dalla struttura che ci ospita. A seguire perdiamo circa mezz’ora nella ricerca delle chiavi della macchina che in realtà erano disperse nel letto della camera. Superato questo momento di confusione ci incamminiamo verso la frontiera dopo aver consapevolmente finito i residui di valuta tagika acquistando qualche litro di gasolio. Circa quindici chilometri e siamo pronti per affrontare il confine tra Tagikistan e Uzbekistan. Il lato tagiko si rivela ancora una volta non complesso se non per lo smaltimento della piccola coda composta da cinque auto. Come potevamo aspettarci il lato uzbeko è molto più complicato. L’ispezione alla Hilux è lunga, con domande legate prevalentemente alla curiosità per l’impianto diesel-metano oltre che, per l’ennesima volta, sul commissario Corrado Cattani. Non è chiaro l’aspetto assicurativo dell’auto. Ci risultava di dover provvedere all’acquisto di un’assicurazione stradale, ma i doganieri ci dicono di no. Insistiamo e ci viene detto che in dogana non possiamo provvedere a sbrigare questa pratica. I tagiki di passaggio ottengono l’assicurazione senza problemi mentre a noi ciò non è permesso. Alla fine rinunciamo ad ulteriori domande e felicemente entriamo in Uzbekistan. I chilometri che ci separano da Samarcanda sono circa quaranta e li trascorriamo ascoltando ripetutamente la nota canzone di Roberto Vecchioni. Siamo in città attorno a mezzogiorno e dopo aver provveduto all’acquisto di una scheda telefonica uzbeka raggiungiamo il piccolo hotel Legend dove sono alloggiate da tre giorni Alessandra e Giulia, che si uniranno alla Torino-Pechino per la prossima settimana. In realtà le due ragazze toscane erano pronte ad unirsi al nostro viaggio già da quattro giorni, ma il ritardo accumulato in precedenza le ha costrette a visitare Tashkent e Samarcanda con la massima tranquillità. L’incontro tra i valtiberini dispersi nella città metà uzbeka e metà tagika avviene attorno alle 13 dell’ora locale. Subito usiamo il pranzo come briefing per stabilire il da farsi nei prossimi giorni. Poco dopo arrivano Sardorbek e Baktior, persone di fiducia della succursale uzbeka di Fornovo, uno dei principali partner del nostro viaggio. Con loro visitiamo alcune delle attrazioni turistiche di Samarcanda. Alterniamo russo ed inglese per comprendere completamente la storia di questa città che ha molto da raccontare. Notevoli i cambiamenti urbanistici e l’incremento degli aspetti turistici in soli dieci anni. Una delle poche novità di rilievo è il mausoleo di Islom Karimov, primo presidente dell’Uzbekistan indipendente venuto a mancare nel settembre del 2016. Sul suo conto la stampa occidentale non ha mai speso grandi elogi, pur riconoscendo la capacità di fermare qualsiasi deriva islamista della nazione da lui presieduta. Karimov era originario di Samarcanda e figlio di genitori uzbeki e tagiki, ovvero le due componenti etniche principali della città. Dopo un rapido passaggio nei principali monumenti cittadini ci rechiamo in un ristorante caratteristico, il Samarcanda, dove ci aspettano Tolib e Nozjmion, responsabili di Fornovo Uzbekistan, che ci hanno raggiunto apposta dalla capitale Tashkent. Nozjmion fin dall’inizio del viaggio risulta essere uno dei più attivi estimatori della Torino-Pechino 2018 grazie alla propria attività sui social network. Un banchetto di vaste proporzioni caratterizzerà la nostra cena. Tra tutto una lode particolare al vino di produzione locale e alla carne di agnello. Il lauto pasto è l’occasione per concordare la strategia per i prossimi giorni oltre che per scambiare commenti ed idee sullo sviluppo del metano in questo paese. Sono già cinquecento le stazioni di rifornimento dedicate al gas naturale e anche questo è un forte sviluppo avvenuto negli ultimi anni, visto che nel viaggio del 2008 il metano era praticamente assente dal panorama dei carburanti locali. Fornovo è naturalmente in prima linea nella costruzione di stazioni di rifornimento del metano, massicciamente presente nel sottosuolo del paese centroasiatico.
Alla fine del lauto pasto siamo riaccompagnati al nostro alberghetto. C’è il tempo per una passeggiata notturna sotto le mura del Registan, l’attrazione principale della città. Anche qui molto è cambiato negli ultimi dieci anni e tra tutto emerge una grande statua di Islom Karimov. Sperando che il cammino abbia aiutato la nostra complessa digestione proviamo a dormire, visto che già domani ci trasferiremo in un’altra città uzbeka.
Come è cambiato il mondo in dieci anni?
– Samarcanda è molto cambiata e non solo per il mausoleo e la statua dedicata al da poco defunto presidente Karimov. Tutti i complessi monumentali sono collegati da un nuovo viale dedicato all’ex presidente. In linea di massima la città ha avuto uno sviluppo turistico decisamente forte.
Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Alessandra Cenci, Giulia Messina