31 agosto 2018, Beyneu-Uralsk (916 km. – tot. 27.578)
La giornata comincia con un vecchio classico del repertorio centroasiatico. Dopo la colazione lasciamo il piccolo albergo che ci ha ospitato. Neppure un chilometro di strada e siamo fermati dalla polizia locale che ci raggiunge da dietro con i lampeggianti accesi. Secondo il poliziotto abbiamo acceso i fari, obbligatori in Kazakistan, solo quando abbiamo incrociato l’auto della polizia. Questo è vero, ma è dovuto al fatto che abbiamo incrociato l’auto mentre partivamo dal piazzale del nostro albergo. Probabilmente la notizia della scomparsa delle richieste di mazzette nelle strade kazake non deve essere ancora arrivata a Beyneu. Seguendo il vecchio rituale Guido viene invitato a salire nell’auto della polizia dove avviene la proposta di togliere la multa in cambio di un “regalo”. Guido accetta con entusiasmo e prende dalla Hilux il volantino che racconta la storia della Torino-Pechino e fa perdere almeno un quarto d’ora al vorace poliziotto che nel frattempo si sta perdendo l’interessante passaggio di una carovana di auto storiche con targa europea. Alla fine il milite molla la presa e dopo oltre due mesi la Torino-Pechino mantiene la verginità in fatto di multe nelle strade centroasiatiche. Risolto con successo anche questo piccolo inghippo ci lanciamo nell’ottima strada che, costeggiando il Mar Caspio, conduce alla città petrolifera di Atyrau. La giornata di oggi è caratterizzata dal raggiungimento della minore altitudine dell’intero viaggio. Abbiamo toccato i meno venti metri sul livello del mare essendo il Caspio situato in una depressione. In un villaggio prima di Atyrau riusciamo a pranzare, mentre sempre nello stesso posto troviamo chiusa una stazione di metano che ci era stata segnalata in precedenza. Inutile la nostra attesa e il tentativo di chiedere informazioni alle stazioni di benzina circostanti. I gestori del ristorante dove abbiamo consumato il pranzo ci ricordano che oggi è la “Festa della Costituzione” e che probabilmente alcune attività sono chiuse per questo. Anche per cambiare i nostri soldi siamo costretti ad usufruire dei servigi di una anziana ed esperta signora che gestisce un piccolo negozio di generi alimentari, che pretende una commissione di circa tre dollari.
Ci consoliamo con l’ottima qualità del fondo stradale che ci fa sperare di riuscire a recuperare il ritardo accumulato ieri dopo la dogana uzbeka. Si percorrono circa cento chilometri ogni ora nonostante alcune brusche frenate per evitare di impattare contro cammelli e dromedari che affollano i bordi della strada. Il sud del Kazakistan è arido e l’unico colore differente dal marrone della sabbia desertica è il bianco del fondo dei laghi salati che in questa stagione sono asciutti. Da dopo Atyrau la strada risale il corso del fiume Ural, il confine geografico tra Asia ed Europa. L’Ural colora di verde il paesaggio creando una cerniera di vita che interrompe i deserti circostanti. Nel piccolo paese di Inderbor avviene lo storico passaggio del fiume. Oltrepassato il ponte siamo di nuovo in Europa dopo cinquantasette giorni di Asia. Pur non essendo collegato al passaggio da un continente all’altro, notiamo come avvenga un interessante cambio nella vegetazione che ci circonda. All’arido terreno della steppa desertica si sostituisce un verde sempre più intenso. Finisce la parte desertica del nostro viaggio per tornare ad una situazione di normalità, o perlomeno di similitudine con i panorami a cui siamo più abituati. Con le prime luci della sera entriamo finalmente ad Uralsk, in kazako Oral. Abbiamo percorso oltre novecento chilometri e siamo ad appena seicento da Kazan dove da domani la Torino-Pechino dovrebbe sostare. Uralsk non è la prima volta che diventa sede di tappa di un nostro viaggio. La cittadina è attraversata dal fiume Ural e molte cose sono legate alla particolarità di essere a cavallo tra i due continenti. Non mancano le insegne, anche bizzarre, legate al tema dell’Eurasia.
Dormiamo in un hotel centrale e ceniamo in una struttura all’aperto ubicata nell’isola pedonale nei pressi del teatro cittadino, il più vecchio mai costruito in Kazakistan. La città ha un aspetto russo e di kazako c’è solo qualche monumento a personaggi sconosciuti. Anche le facce tornano ad essere anche europee, dato che qui i russi sono circa il 40% della popolazione. La passeggiata serale per digerire i buoni shashlyki è utile anche per capire meglio come si vive in questa simpatica cittadina, che come Istanbul si trova a cavallo di due continenti.
Come è cambiato il mondo in dieci anni?
– Almeno oggi siamo ben felici di raccontare che le strade in questa parte di Kazakistan sono notevolmente migliorate negli ultimi dieci ani.
Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Alessandra Cenci, Giulia Messina