La Milano-Cortina-Tokyo è finalmente in Asia. La corsa ad ostacoli che ha caratterizzato buona parte del primo mese di viaggio sembra aver trovato un equilibrio e la spedizione ha ricominciato la propria regolare corsa verso oriente. Con l’arrivo di Domenico Raguseo e dopo aver deciso di scortare il vespista Fabio Cofferati, la Toyota C-HR ibrida-gas naturale di Snam, allestita da Piccini con un impianto Landi Renzo, al momento si trova nei pressi di Omsk, nel cuore della Siberia. Da quando l’Italia ha vinto il campionato europeo di calcio ad ogni semaforo di ogni città gli autisti delle altre auto e perfino la polizia si complimentano con noi come se avessimo giocato e vinto la finale contro l’Inghilterra. Già prima non mancavano gli ammiratori del nostro viaggio, ma ora con il bagno di visibilità ottenuto dal nostro Paese il numero di attenzioni verso di noi è decisamente aumentato.
Tra Covid e burocrazia
Anche se le due cose si contraddicono, con l’esplosione della cosiddetta “variante Delta” di Covid-19 la Russia ha deciso di riaprire la propria frontiera ad alcune nazioni, tra le quali l’Italia. Di conseguenza si è notevolmente alleggerita la tensione relativa ai nostri documenti, ma in contemporanea sono cambiate le regole di prevenzione in alcune aree del paese. Al momento la situazione in Siberia appare tranquilla, ma la cautela invita a ponderare bene le scelte degli alberghi in cui fermarsi e dei punti di ristoro da frequentare. Alle nostre prudenze non corrisponde generalmente molta attenzione da parte della popolazione locale: come visto in passato, l’atteggiamento nei confronti della pandemia e della vaccinazione in Russia è completamente diverso rispetto all’Europa. Da una parte questo permette di vivere la quotidianità in modo più normale e senza apprensioni, ma dall’altra stona con quello che si legge sui mezzi di comunicazione italiani. Non sta a noi stabilire chi abbia ragione considerato che le nostre competenze sono altre.
Ecco l’Asia
La ripartenza dopo la lunga sosta in Tatarstan è avvenuta seguendo la strada più settentrionale tra quelle che da Kazan’ portano verso gli Urali. Ha prevalso la scelta del chilometraggio più breve e non della via qualitativamente migliore. Non a caso in questo itinerario internazionale, la E22, c’è ancora un ponte di barche sul fiume Vjatka e oltre trenta chilometri di strada sterrata o in terra battuta, probabilmente nelle stesse condizioni dell’epoca zarista. Tutto questo non aiuta la velocità del viaggio ma favorisce decisamente le prestazioni della nostra auto che ormai con un pieno di circa 12 kg di metano si avvicina notevolmente al traguardo dei cinquecento chilometri. A questa latitudine gli Urali sono docili, niente più che qualche collinetta che sembra impossibile possa essere investita del compito di separare simbolicamente due mondi. Se non si conosce il luogo è anche difficile cercare cippi o monumenti che comunichino al viaggiatore il passaggio da Europa ad Asia. Fortunatamente l’esperienza accumulata in passato ci permette di andare a colpo sicuro e di recarci in uno dei punti di confine più noti, più nuovi e già decisamente in decadenza rispetto al nostro transito di tre anni prima. Anche proseguendo verso Ekaterinburg è possibile incontrare altri punti dove qualche ristoratore o benzinaio ha stabilito un confine intercontinentale privato a favore dei propri clienti.
Benvenuti in Siberia
Ekaterinburg, oltre ad essere la porta dell’Asia, è anche quella della Siberia. L’immensa regione ha inizio proprio da qui e contrariamente a tutti i luoghi comuni in questo periodo dell’anno non è affatto fredda, anzi vive una sorta di primavera avanzata ed è tutta in fiore e ben ricca di insetti. Oltre al lungo nastro quasi sempre d’asfalto che percorriamo c’è un’altra compagna di viaggio molto più anziana della strada e che ha contribuito in modo fondamentale alla colonizzazione di questa parte di mondo: la Ferrovia Transiberiana, i suoi treni e le lunghe soste ai suoi passaggi a livello contribuiscono a non farci perdere l’orientamento come se fosse possibile sbagliare strada quando di fatto gli unici bivi sono le circonvallazioni dei paesi.
Tecnologia italiana al servizio del mercato russo
Gli ultimi giorni sono stati un’ulteriore occasione di verificare l’importante fetta di mercato russo occupato dalla tecnologia italiana dedicata al mondo del gas naturale e del gpl. Sia a Perm’ che a Ekaterinburg siamo stati ospiti di Automastergas, importante realtà che in una vasta zona di Russia commercializza gli impianti Landi Renzo. Abbiamo incontrato Ruslan e Maksim che ci hanno raccontato come da quando il governo russo ha avviato una seria politica di incentivi le installazioni degli impianti di gas naturale hanno raggiunto quelli di gpl. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, considerato il numero di bus, camion, taxi e anche molti veicoli privati in circolazione e che riempiono i punti di rifornimento, anch’essi in rapida espansione e aperti 24 ore al giorno per agevolare la possibilità di fare il pieno di metano. Ovunque siamo accolti con calore e amicizia. L’auto desta grande curiosità e gli installatori studiano sempre con attenzione ogni dettaglio dell’impianto che ha trasformato la nostra Toyota C-HR nel veicolo che secondo noi risulta essere la più economica del mondo a livello di consumi. Anche dopo questo ulteriore segmento di percorso, fatto interamente usando gas naturale, il veicolo ha confermato i circa 31-32 chilometri a metro cubo, pari a circa 40 chilometri a chilo se consideriamo l’unità di misura usata in Europa. Tradotto in euro questo significa quaranta chilometri con meno di un euro, sempre in base ai prezzi europei.
I media nazionali parlano di noi e della Vespa di Cofferati
Da quando viaggiamo assieme alla Vespa partita dall’Italia, oltre ad avere unito i nostri destini e ad aiutarci vicendevolmente, è nato anche un sodalizio mediatico. I rispettivi followers seguono entrambi i viaggi e anche i contatti nei media nazionali si sono di fatto uniti. La nostra storia è finita dentro alle interviste a Fabio come la sua avventura è ormai seguita anche dal mondo dedicato ai viaggi ecologici. Scopriamo vespisti appassionati di metano e numerosi metanautisti che si interessano al destino di una Vespa del 1963 e del viaggio di Roberto Patrignani che ispirò l’avventura di Cofferati. Nella città di Tjumen’ abbiamo anche usufruito dell’accoglienza e dell’ospitalità del locale Vespa Club, nato appena tre mesi fa. Fabio è stato il primo ospite illustre del mondo del vespismo nella città siberiana. A questo punto non resterebbe altro da fare che fondere le due avventure ipotizzando un futuro viaggio con una vespa a metano!
Articolo pubblicato originariamente su TeverePost.it.
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