11 agosto 2018, Sukhbaatar-Ulan Bator (331 km) – Tot. 19.028
I viaggiatori della Torino-Pechino, di nuovo insieme, si concedono qualche ora in più di riposo alzandosi dal letto più tardi del solito. Ad attenderli c’è la strana colazione dell’Hotel Selenge a base di tè e minestra con pezzi di lardo. Il tutto preparato dalla inquietante receptionist che lavorava con gli occhiali da sole anche in piena notte. La somiglianza con Morticia Adams in salsa mongola è notevole. L’Hotel non accetta carte di credito e neppure valuta straniera. Siamo costretti a lasciare Claudia e i bagagli in ostaggio e andare alla ricerca di tigrit mongoli. Il primo tentativo viene fatto alla stazione del treno da dove l’addetta alla vendita dei biglietti ci consiglia di fidarsi di un suo amico per effettuare il conveniente cambio. Il tipo ci propone 2000 tigrit per un euro quando il valore ufficiale è 2800. Rinunciamo all’affare e cerchiamo una banca, cosa che di sabato risulta non essere facile neanche in Mongolia. Alla fine risolviamo il tutto in un bancomat della piazza principale di Sukhbaatar che porta lo stesso nome della città e al cui centro c’è la statua di colui a cui sono dedicate sia la piazza che la città.
Saldato il conto partiamo per Ulan Bator, consapevoli che la giornata sarà volutamente lunga e dedicata anche a molti chilometri fuori dalla strada principale per vedere come si vive nelle gher, le tipiche tende mongole. Dopo pochi chilometri ci avviciniamo infatti ad un piccolo insediamento di pastori e timidamente cominciamo a interagire con gli abitanti di un gruppetto di gher. Nonostante la difficoltà di comunicazione verbale riusciamo ad entrare in sintonia grazie alla sempre valida gestualità e ad un reciproco scambio di doni: magliette, penne e cappellini dei nostri sponsor vengono ricambiati con del formaggio, latte ed un giro a cavallo. Il tutto si conclude con una foto di gruppo e tanti sorrisi. Riprendiamo la nostra strada arricchiti da una sensazione di gratitudine per questa piccola lezione di vita e generosità offertaci nella massima semplicità.
Dopo aver attraversato valli disseminate di yurte, cavalli e bestiame di vario genere, decidiamo di ripercorrere le stesse tappe del viaggio di dieci anni fa. Ci fermiamo quindi per il pranzo nella cittadina di Darkhan, che ci appare molto diversa da come la ricordavamo. Non riusciamo a ritrovare il locale dove avevamo mangiato la volta scorsa e optiamo per un piccolo ristorantino dove ci viene servito un abbondante piatto di plov che, seppur non molto fedele alla ricetta originale, risulta comunque gustoso.
Dopo la pausa ristoro il capo spedizione Guido cede la guida ad Andrea che con grande emozione e piacere percorre la manciata di chilometri che mancano per raggiungere Ulanbator. Quando mancano circa un centinaio di chilometri al fine-tappa un momento di grande emozione coinvolge l’equipaggio: dopo averlo cercato per tutto il giorno, ecco apparire all’improvviso il luogo esatto in cui nel 2008 fu scattata lo foto che poi divenne la copertina del libro “Aregolavanti”. Doverosa quindi la foto di rito dei “dieci anni dopo”.
Prima dell’arrivo in città colpisce la nostra attenzione un importante impianto di energia fotovoltaica che fa ben sperare per il futuro, considerando che in questa nazione l’energia viene ancora prodotta per la maggior parte dalla combustione del carbone. A favore dell’aspetto ecologico ci rincuora veder circolare molte auto ibride e contare lungo la strada decine di stazioni di gpl per autotrazione.
L’entrata nella capitale è al tramonto e in mezzo ad un traffico molto confuso e impegnativo. Prendiamo alloggio nella guest house che aveva già ospitato nei giorni scorsi Andrea e Claudia. A pochi metri dalla nostra residenza mongola sorgeva il ristorante Marco Polo dove ci è capitato di mangiare nel 2008. Come spesso accaduto in questo viaggio, scopriamo con amarezza che anche questa realtà non esiste più. Decidiamo di ripiegare in un ristorante uzbeko per mangiare shasliki di carne di montone, poi piccola passeggiata in centro città propedeutica alla destinazione finale della giornata: il letto.
Come è cambiato il mondo in dieci anni?
– In Mongolia alcuni tratti stradali sono divenuti a pagamento. In ogni caso si paga meno di due euro per 370 chilometri. Anche il traffico è decisamente aumentato.
– I tre distributori di gpl del 2008 oggi sono diventati un rete presente in ogni città.
– Incredibile come almeno la metà delle auto in circolazione siano ibride e in particolare modo Toyoya Prius, dal primo all’ultimo modello prodotto.
Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio