Giorno 24 – Nel paese delle zanzare

9 luglio 2018, Omsk-Barabinsk (km 350) – Tot. 7776

Più lunga del solito la nostra dormita nell’appartamento privato di Via del Percorso Rosso alla periferia di Omsk. Riconsegnate le chiavi alla padrona di casa e caricato il bagaglio nell’Hilux ci spostiamo nel centro della città per fare qualche ora di sano turismo e la colazione, non prevista nei 1500 rubli (circa 21 euro) dell’affitto della casetta. Omsk ha oltre un milione di abitanti, una periferia industriale fatta con tanto cemento, ma un piccolo centro ordinato e pulito. Il monumento più noto è la Cattedrale dell’Assunzione, ricostruita negli ultimi anni nei luoghi dove sorgeva prima degli anni ‘30. Passeggiando verso il fiume Irtysh si può osservare l’unica parte vecchia della città, fatta di edifici neoclassici prevalentemente di epoca sovietica, ma anche alcuni precedenti alla Rivoluzione. Tra le tante statue presenti c’è quella dello scrittore Dostoevskij, che qui a Omsk trascorse alcuni anni della sua vita, e non proprio i migliori: vi rimase infatti in esilio dal 1850 al 1854, dopo la conversione della condanna a morte che gli era stata inflitta dal tribunale zarista nel 1849 per attività sovversiva.

In un grande centro commerciale periferico decidiamo di comprare olio e liquido refrigerante di scorta per la nostra auto. Nei primi 13.000 chilometri, considerando anche il prologo fino a Lisbona e ritorno in Italia, il livello di tutti i liquidi è rimasto fermo senza subire alcuna modifica. Considerando che siamo in una regione dove distributori, città e meccanici diventano sempre più rari, diventa necessario avere a bordo tutto quello che potrebbe servire. A tal proposito ci sentiamo telefonicamente con Andrea, tecnico di Ecomotive Solutions, che ci dispensa alcuni utili consigli per procedere all’acquisto di tutto il necessario. Intanto i chilometri passano e si aggiunge un’altra ora di fuso orario (siamo a +5 dall’Italia) entrando nell’oblast di Novosibirsk. In occasione della sosta sotto l’imponente cartello dove scattiamo foto ricordo, siamo attaccati da numerose zanzare che qui fanno concorrenza ai tafani giganti di ieri che quasi rimpiangiamo. Colpiti più volte dai fastidiosi insetti, siamo costretti a rifugiarci in auto e ripartire immediatamente. I sorrisi nelle foto che abbiamo scattato sono stati davvero difficili da mantenere durante i numerosi pizzichi.

A circa metà strada tra Omsk e Novosibirsk decidiamo di fermarci in uno dei pochi centri urbani presenti nella nostra cartina stradale. La città di Barabinsk ci appare inizialmente come un arido posto dimenticato da Dio all’altezza di una fermata della Ferrovia Transiberiana. In effetti questa è la periferia, ma addentrandoci nel centro cittadino cambiamo opinione vista la vivacità che incontriamo. Purtroppo l’unico alloggio per dormire alternativo al dormitorio della stazione è il non eccezionale Hotel Provincia, dove però la burbera addetta alla reception, tra numerose lamentele contro la burocrazia, effettua l’importante registrazione del nostro visto. Barabinsk è la classica città del “far east” russo, per molte cose simile all’epopea americana. Centoventicinque anni fa, ci sono cartelli di questo anniversario ovunque, arrivarono qui gli operai che dovevano costruire la ferrovia. Prima i loro alloggi, poi i servizi, infine la stazione e tutte le attività collegate alla ferrovia. In epoca sovietica ecco arrivare anche le fabbriche a rendere sostenibile la vita in questo posto dove l’agricoltura può essere praticata pochi mesi all’anno. Il centro cittadino di epoca sovietica è davvero delizioso, come la pizza che mangiamo in un locale interamente dedicato all’Italia con alle pareti numerose cartoline di pubblicità degli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso. A causa della latitudine e del fuso orario appena cambiato, il sole tramonta attorno alle 23 dell’ora locale, mentre la luce scompare verso la mezzanotte. Con l’oscurità tornano le zanzare che ci accompagnano nella passeggiata che dalla piazza principale ci riporta all’albergo. Dopo aver donato alcuni centilitri del nostro sangue ai poco simpatici insetti possiamo finalmente dormire in attesa della giornata che ci porterà a Novosibirsk, la capitale della Siberia

Come è cambiato il mondo in dieci anni? 

Ci soffermiamo ancora una volta sul notevole miglioramento delle strade in Russia. Tra l’altro constatiamo la diminuzione dei passaggi a livello della Transiberiana. Dieci anni fa perdevamo decine di minuti ogni volta che ne trovavamo uno chiuso.

– Molti dei distributori di carburante, quasi sempre Gazprom e Lukoil, sono dotati di macchinette di caffè di fabbricazione italiana. Questo dieci anni fa non succedeva. Ciò non significa che riusciamo a berci dei caffè buoni.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale

Giorno 23 – La nostra Transiberiana con record di bassi consumi

8 luglio 2018, Tyumen-Omsk (640 km) – Tot. 7.426

Non abbiamo dormito molto a causa della lunga nottata calcistica che ha visto la Russia lasciare il mondiale, ma restiamo stupiti nel vedere ancora al mattino presto tifosi russi girare per la città con i postumi di sbornie colossali. Per tutta la notte, non solo a Tyumen, il popolo russo è sceso in piazza per festeggiare comunque l’ottima esperienza della propria nazionale in questo storico torneo disputato in casa. Se qualcuno pensava che prevalesse la tristezza, dopo l’eliminazione ai rigori da parte della Croazia, si sbagliava di grosso: permane un’atmosfera serena e felice, eccessi a parte. Di uno di questi eccessi siamo testimoni vedendo un nostro vicino di casa cadere a terra di schianto a pochi metri da noi, ignorato da gran parte dei suoi amici.

Lo strano hotel che ci ha ospitato nella notte è pieno di sorprese. Quella di ieri sera era la delocalizzazione in più condomini delle stanze a disposizione dei clienti, che ci ha costretto a salire e scendere per i palazzi a quindici piani della periferia di Tyumen. Quella di oggi è una colazione da ritirare all’ultimo piano di un palazzo e consumare nella nostra stanza al quinto piano di un altro. A parte questi disguidi organizzativi, l’Hotel Aurora è una ottima soluzione sia per il viaggiatore stanziale che per quello mordi e fuggi.

Un ultimo passaggio in auto dal centro della città osservando che l’Hotel Vostok, dove dormimmo nel 2008, è ancora al suo posto ma con prezzi raddoppiati. Per il resto Tyumen non regala molte emozioni al turista se non la consueta architettura sovietica e un curioso giardino dedicato ai gatti siberiani. Proprio di questi felini avremmo bisogno per contenere l’esuberanza degli enormi insetti che entrano dai nostri finestrini ogni volta che l’auto rallenta o si ferma nei numerosi cantieri situati lungo la strada che porta verso Omsk. Questa sorta di tafano gigante opprime chi vive da queste parti per buona parte della stagione calda. In questo periodo dell’anno la Siberia è in fiore, ma anche verdissima e ricca di stagni e acquitrini, ambiente ideale per il proliferare degli insetti. Molti di loro a fine giornata resteranno stampati nel nostro nuovo paraurti.

Consumato un rapido pasto in una delle tante piccole strutture a buon mercato che la strada offre, raggiungiamo la città di Abatskoye dove effettuiamo il rifornimento di gasolio, consapevoli del bassissimo consumo effettuato in questi giorni di ritmi lentissimi e di velocità regolare nel nostro marciare ad est. Incameriamo 70 litri di gasolio e possiamo calcolare che il consumo medio degli ultimi 1333 chilometri è 19 chilometri con un litro. I restanti dieci litri nel serbatoio ci avrebbero consentito di toccare la incredibile cifra di 1500 km con un pieno! Dopo il dato di ieri relativo ai consumi di metano, oggi arriva la conferma che tutto sta andando per il verso giusto anche relativamente ai consumi complessivi dei due carburanti associati. Piede leggero, strada in pianura, ritmi blandi e la nostra concentrazione aiutano la paziente impresa di dimostrare l’economicità di questo sistema.

Dopo una eterna sosta ad un passaggio a livello della Ferrovia Transiberiana, raggiungiamo per un rabbocco di metano la stazione Gazprom di Luzino, vicinissima a Omsk, sede di tappa odierna. Qui la cassiera e l’addetto ai rifornimenti, Aleksey, ci accolgono con grande entusiasmo e diventa naturale fare foto assieme per ricordare la nostra visita in questo importante e strategico punto di rifornimento, l’unico nell’oblast di Omsk, che ci permetterà di raggiungere Novosibirsk usando il gas naturale. Gli ultimi trenta chilometri ci vedono entrare ad Omsk, città di oltre un milione di abitanti situata nella verde conca del fiume Irtysh. Prendiamo possesso di un appartamento in periferia e consumiamo una gustosa cena in una birreria ufficiale della nota birra russa Sibirskaya Korona, uno dei più interessanti prodotti tra gli alcolici leggeri “made in Russia”. Con l’ingresso nell’oblast di Omsk ci portiamo a ben quattro ore di fuso orario di differenza dall’Italia.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Gli alberghi dove dormimmo nel 2008 sia a Tyumen che ad Omsk esistono entrambi e continuano a lavorare e portare lo stesso nome, cosa rara in Russia.

– È esploso il fenomeno degli affittacamere o affitta-appartamenti, anche per una sola notte, in tutta la Russia. Non è un caso che spesso scegliamo questa economica soluzione per i nostri alloggi temporanei.

– Gli enormi insetti che circolano in questo periodo dell’anno in Siberia non sono di certo a rischio estinzione. Nel 2008 vedevamo più libellule, adesso prevalgono i tafani.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale

Giorno 22 – A metà strada tra i due oceani

7 luglio 2018, Ekaterinburg-Tjumen’ (km 380) – Tot 6.786

Dopo la riposante notte nella casetta di via Shartashkaya, ci dedichiamo ad una più che piacevole colazione nei pressi della nostra dimora. Nella stessa piazza c’è un interessante memoriale della guerra in Afghanistan che visitammo anche nel 2008. Di solito i monumenti che ricordano le guerre vedono sempre statue di soldati potenti, sicuri e forti. Il protagonista di questo luogo è invece un soldato seduto e apparentemente triste. Il monumento è stato ampliato con i nomi, i luoghi e gli anni della scomparsa di tutti i soldati russi impegnati nelle varie guerre o missioni di pace dopo il 1991. Si può leggere Jugoslavia, Cecenia, Abcasia, Ossezia, Tagikistan, Nagorno-Karabak e tanti luoghi poco noti all’opinione pubblica occidentale. Recuperato il veicolo parcheggiato in un posto sicuro nel sotterraneo di un palazzo, andiamo a visitare il Centro “Boris Eltsin”, complesso museale e commerciale dedicato al più illustre cittadino di Ekaterinburg. A parte alcune statue e reliquie decisamente pacchiane, è possibile capire attraverso la visita di questo luogo molte dinamiche della vita in Russia negli anni ‘90. Pur prendendo atto della parzialità della mostra tendente a valorizzare la figura di Eltsin, rimaniamo colpiti da alcune delle ricostruzioni presenti sia in forma audiovisiva che con materiali dell’epoca.

Il secondo impegno della mattinata ci vede andare a visitare un altro luogo decisamente insolito ubicato a circa quindici chilometri dalla città. Per strada, uscendo dal centro cittadino, abbiamo modo di ammirare lo strano stadio nel quale si sono giocate numerose partite dei mondiali, la cui particolarità sono le due tribune aggiunte in corrispondenza delle due curve, che non collimano affatto con la forma circolare dell’impianto, risalente addirittura ai tempi di Stalin e del quale è stata preservata la facciata di epoca sovietica. Arriviamo quindi a Gànina Jama, un complesso di monasteri ubicato in una foresta fuori da Ekaterinburg. Qui incrociamo due jeep di due spedizioni russe simili alla nostra e che, partite da Kirov e Joshkar Olà sono dirette a fare il giro del Lago Bajkal nella Siberia centrale. Questo sito spirituale è in realtà il luogo dove furono nascosti per oltre settanta anni i resti della ex famiglia imperiale russa dopo l’esecuzione di cui abbiamo parlato nel diario di ieri. Tutto questo, che appare come una ulteriore glorificazione dell’ultimo zar e di sua moglie, ci dà l’impressione di trovarci in una specie di Disneyland dei Romanov, con statue e immagini in tutte le salse della ex casa regnante. Una cosa che ci colpisce, oltre ai numerosi bus di nostalgici che troviamo sul posto, sono le coppie di sposi che vengono qui a farsi fotografare, visto che non ci sembra proprio questo il luogo più adatto per augurare felicità a novelli sposini.

Dopo questa lunga mattinata di storia e una pausa gastronomica in una non eccezionale “stolovaya” all’uscita della città riprendiamo il viaggio verso est. Oggi abbiamo con noi anche una nuova compagna di viaggio che ci seguirà fino al Pacifico: la Ferrovia Transiberiana. Nel corso del cammino odierno ci incrociamo spesso con lunghissimi treni merci trainati anche da tre o quattro locomotori. A metà pomeriggio usciamo di una quindicina di chilometri dal tracciato principale per raggiungere nel piccolo paese di Sukhoy Log una stazione di metano della quale Fornovo ci ha comunicato l’esistenza. Anche in questo caso il punto di rifornimento è nuovissimo e dotato di attacco russo ed europeo. Assieme a noi si riforniscono ben tre camion di grandi dimensioni, a dimostrazione che in Russia il diesel-metano è molto diffuso nell’autotrasporto. Il rifornimento ci permette di calcolare i consumi dal precedente “pieno” risalente a Kazan. Con sorpresa scopriamo che la nostra autonomia di solo metano ha superato i 1.100 chilometri, un risultato molto positivo e dovuto sia all’andamento lento del nostro cammino e pure alla buona qualità del metano che carichiamo in Russia. L’obiettivo di giornata è la città di Tjumen’, capoluogo dell’omonima oblast’ e luogo molto simbolico del nostro viaggio, visto che questa città è equidistante da Lisbona e Vladivostok, quindi anche dai due oceani che intendiamo unire con questo viaggio: sono circa 7.000 i chilometri tra questa città siberiana e l’Atlantico, altrettanti da qui al Pacifico. Nonostante il fuso orario proibitivo e la sveglia di domani mattina molto presto, a Tjumen’ vediamo l’incontro di calcio valido per i quarti di finale del Mondiale tra Russia e Croazia e che vede i padroni di casa uscire a testa alta da un Mondiale andato ampiamente oltre le loro aspettative.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Il memoriale dei caduti in Afghanistan ad Ekaterinburg si è ingrandito e ha visto, purtroppo, nuovi nomi aggiungersi a quelli vecchi.

– Il complesso di Ganina Jama dieci anni fa era in costruzione, oggi ha raggiunto il completamento diventando un sito storico-spirituale che lascia davvero perplessi.

– Il miglioramento delle strade e delle infrastrutture a servizio come distributori, punti di ristoro e piccoli alberghi è notevole.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale

Giorno 21 – Siamo in Asia!

6 luglio 2018, Kungur-Ekaterinburg (316 km) – Tot. 6.406

Dopo un’ottima dormita nelle confortevoli e pulite stanze dell’Hotel Iren, procediamo con la colazione e i saluti alla cordialissima receptionist Olga che ha provveduto anche a registrare il nostro visto nella città di Kungur. I primi chilometri della giornata sono caratterizzati da qualche modesto rovescio d’acqua e dai numerosi camion via via sorpassati lungo la strada che si inerpica per i monti Urali. In realtà la catena montuosa che fa da confine tra Europa e Asia raggiunge quote altimetriche poco significative se non nella parte più a nord della dorsale. Nel nostro caso superiamo molto raramente i 400 metri di altezza. Avvicinandosi a Ekaterinburg, capoluogo dell’oblast’ di Sverdlovsk, incontriamo nel villaggio di Pervoural’sk il punto di confine tra i due continenti teatro del nostro viaggio. Scopriamo con l’occasione che nella zona di Ekaterinburg i cippi che segnano questo non univoco confine sono più di uno. Una volta raccolte le informazioni sulle varie motivazioni che hanno portato in diversi periodi storici a prendere a riferimento zone diverse, decidiamo di riconoscere come confine quello storico di Pervoural’sk. Qui ci sono due cippi posizionati su due strade diverse, ma comunque vicini e sullo stesso declivio della stessa collina. Il primo che incontriamo è piccolo e poco appariscente, mentre il secondo è davvero molto coreografico e si presta ottimamente per una foto simbolo del viaggio. La nostra Toyota Hilux varca ufficialmente il confine e finalmente siamo in Asia, dove resteremo per poco meno di due mesi. Considerando la pre-partenza di Lisbona, di fatto abbiamo attraversato l’intero continente europeo da parte a parte, mentre ora ci accingiamo a fare la stessa cosa con l’Asia. Pochi chilometri dopo aver salutato il vecchio continente, quando siamo davvero alle porte della nostra destinazione di oggi, troviamo un altro presunto punto di confine continentale, stavolta lontano da rilievi. Visitandolo ci rendiamo conto di stare osservando un luogo più da gita fuori città che un vero e proprio limite geografico continentale.

Dopo un rapido pranzo in un caffè entriamo nella città che in tempi sovietici si chiamava Sverdlovsk in onore dell’eroe rivoluzionario Jakov Sverdlov e che dopo il 1991 è tornata all’antico nome, Ekaterinburg, dedicato all’imperatrice Caterina. Curiosamente in quell’occasione solo il nome della città è cambiato, mentre quello della regione circostante è rimasto Sverdlovsk. Alloggiamo al secondo piano di una chruščëvka, uno dei tipici condomini di cinque piani di epoca sovietica. L’appartamento è abbastanza centrale e proprio da qui cominciamo un giro turistico a piedi nella città che ha dato i natali al primo presidente della Russia post sovietica Boris Eltsin nel 1931 e la morte alla ex famiglia imperiale dei Romanov, qui giustiziata nel luglio del 1918, esattamente un secolo fa. La città è pronta per celebrare questo macabro anniversario, visto che nel luogo dell’esecuzione non mancano manifesti dell’arrivo del Patriarca Ortodosso Kirill che onorerà i defunti Romanov, già santificati dalla Chiesa Ortodossa negli anni novanta. Non entriamo nel merito degli eventi storici che portarono alla condanna a morte eseguita nella notte tra il 16 e il 17 luglio di cento anni fa, ma esprimiamo la nostra perplessità sul fatto che questi personaggi vengano adorati come santi: se i cinque figli non hanno avuto colpe sulle dinamiche della gestione dello Stato russo fino al 1917, lo Zar Nicola II e sua moglie Alessandra sono stati degli incapaci regnanti, dei pessimi politici, e i responsabili della strage del 1905 nonché dell’arrivo a corte di soggetti poco raccomandabili come il monaco Rasputin.

Numerose chiese e altre monumenti sono stati realizzati nei luoghi dove avvenne l’esecuzione, anche se vicinissimo ad essere è sopravvissuto anche un monumento sovietico dedicato al Komsomol, l’Unione dei giovani comunisti. Lasciata questa zona scendiamo verso la parte più moderna della città, caratterizzata da un lago formato dal fiume Iset. Come in ogni città russa, anche qui c’è un lungofiume o lungolago popolatissimo dove la gente ama passeggiare. L’altro punto caratteristico del centro è Piazza anno 1905, dominata dal grande palazzo del Soviet cittadino e da una davvero enorme statua di Lenin. Di fronte al padre della rivoluzione c’è la strada pedonale più frequentata della città. Scegliamo di cenare in questo luogo per seguire le due partite dei quarti di finale del mondiale. Due squadre plurititolate come Uruguay e Brasile lasciano il mondiale, mentre Francia e Belgio si incontreranno in semifinale per un inedito derby europeo. Una curiosità che riguarda lo stadio a noi caro di Kazan è il fatto che nelle ultime tre partite lì giocate hanno lasciato il mondiale Germania, Argentina e quest’oggi il Brasile.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Dieci anni fa eravamo ad Ekaterinburg per il novantesimo anniversario dell’eccidio dei Romanov e rimanemmo stupiti per i tanti eventi dedicati alla cosa. Dieci anni dopo, nel centenario, gli eventi sono ancora di più, come il prolificare di loro immagini in giro per la città.

– Sul ponte-diga nel fiume Iset esisteva un grande “Ordine di Lenin”, decorazione assegnata alla città per l’enorme mole di lavoro effettuata durante la seconda guerra mondiale per costruire gli armamenti necessari alla vittoria del conflitto. La grande e prestigiosa medaglia era posta in un complesso monumentale dedicato alla bandiera rossa, rimosso nel gennaio 2013. Lo smontaggio dell’opera ha suscitato e suscita tuttora azioni di protesta che ne chiedono il ripristino.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini,  Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale

Giorno 20 – Verso i monti Urali e il confine con l’Asia

5 luglio 2018, Kazan-Kungur (km. 693) – Tot. 6.090. 

Ci svegliamo di buon’ora sia per anticipare il più possibile la partenza evitando il traffico di Kazan, sia per preparare il nostro organismo al salto di due fusi orari che faremo nelle prossime ore. Una abbondante colazione insieme ad Olga, alla sorella Olesya, al nipote Matvey e al cane Archie ci permette di congedarci con calma dalla famiglia russa di Guido.

Alle 6.30 dell’ora locale siamo in marcia e dopo aver salutato lo storico cippo chilometrico vicino a casa che segna le distanze stradali lungo il Sibirsky Trakt tra Mosca e Pechino, imbocchiamo la via che va verso la Siberia. Attraversiamo la parte più rurale della repubblica del Tatarstan, parte integrante della Federazione Russa, e da subito si comprende come fuori da Kazan la popolazione tatara, e quindi musulmana, sia netta maggioranza. Lo si percepisce bene dal quantitativo di moschee presenti in ogni paesino attraversato. Ad Arsk avviene un curioso incidente, visto che si stacca uno dei tergicristalli anteriori. Ci fermiamo per cercare il pezzo a bordo strada senza accorgerci che era rimasto incastrato nell’alettone posteriore dell’Hilux. Una volta rimesso al suo posto il pezzo, il nostro viaggio prosegue. Abbiamo scelto di non percorrere la strada del 2008, la M-7 che attraverso la Baschiria e la relativa capitale Ufa conduce verso i Monti Urali. Avendo a disposizione un veicolo adatto, decidiamo di percorrere le più avventurose strade dell’oblast di Kirov e della Repubblica di Udmurtia. Non ci aspettavamo, a dire il vero, di trovare chilometri e chilometri in terra battuta, e addirittura un ponte di barche a pagamento per attraversare il fiume Vjatka. Di certo se avessimo avuto una normale utilitaria qualche problemino di transito lo avremmo avuto! Ci impressionano alcuni paesini che attraversiamo in mezzo al nulla, se non qualche casa in legno, piccoli negozi e come unico presidio statale l’ufficio postale. Con il passaggio da Kirov all’Udmurtia migliora anche il fondo stradale e aumenta il numero di chilometri percorribili in un’ora, che in ogni caso non sono mai più di 80-90, visti i posti di blocco della polizia su ogni strada.

Nel Krai di Perm, quarto soggetto federale toccato nella giornata di oggi, addirittura troviamo tratti di autostrada. Nel corso di questa lunga giornata abbiamo anche viaggiato nel tempo, visto che nel giro di pochi chilometri abbiamo fatto un salto avanti di due ore di fuso orario portandoci a +2 su Mosca e +3 sull’Italia. L’obiettivo di giornata è arrivare sui monti Urali, rimanendo nel lato europeo per poter attraversare il confine continentale nella mattinata di domani. Per questo decidiamo di fermarci a Kungur, ridente paese alle falde della catena montuosa e ricco di aspetti interessanti. Il nostro arrivo coincide con una festa in piazza dedicata alle mongolfiere, evento al quale partecipano numerose persone. A Kungur prendiamo possesso di una camera nel centralissimo Hotel Iren, che prende il nome da uno dei due fiumi che attraversano la città e che dispone di camere pulite ed economiche. Nell’apprezzare le cose interessanti di questa cittadina ci scordiamo le due ore di fuso orario che abbiamo guadagnato e rischiamo seriamente di non riuscire a cenare. Fortunatamente troviamo un locale che sforando un po’ sull’orario di chiusura ci permette di non andare verso l’albergo a pancia vuota. Gli ultimi minuti prima del sonno sono dedicati ad una rapida passeggiata nel lungofiume cittadino.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Rispetto a dieci anni fa è possibile scegliere tra due itinerari per raggiungere Ekaterinburg da Kazan. Il completamento del ponte di barche sul fiume Vjatka permette di avere una valida alternativa al più lungo itinerario che passa da Ufa.

– Tra Perm e Ekaterimburg è in costruzione una bella autostrada che metterà in comunicazione più facilmente Europa e Asia.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale.

Giorno 19 – La vigilia della grande ripartenza

4 luglio 2018 – Kazan (km 48) – Tot. 5.397

Ultimo giorno con sveglia tranquilla, visto che da domani comincerà l’avventura siberiana che sarà inaugurata dalla prima di una lunga serie di levatacce. Dopo aver svolto varie commissioni Guido e Olga recuperano Emanuele e Marina nel centro della città. Segue un giro turistico della sponda sinistra del fiume Kazanka, la zona moderna dove sorgono tutti i complessi sportivi: la fan zone del mondiale nei pressi della “tazza” gigante chiamata Centro della Famiglia dove la gente del posto si sposa; lo stadio del ghiaccio dove giocano le partite casalinghe i detentori della Coppa Gagarin di hoceky, gli Ak Bars Kazan; la grande piscina dove si svolsero i campionati mondiali di nuoto nel 2015. Conclude il tour lo stadio Kazan Arena dove si disputerà ancora una partita del mondiale di calcio, il quarto di finale Brasile-Belgio.

Dopo una sosta presso la casina di Via dei Cosmonauti ci dedichiamo al pranzo in un fast food molto popolare a Kazan, il mitico Tat-Mak. Il nome richiama la nota catena americana che vende hamburger, ma qui il piatto forte sono delle pizzette tartare in versione aperta o chiusa tipo il nostro calzone. I Tat-Mak in giro per Kazan sono più di dieci e il cibo proposto è molto popolare oltre che essere decisamente economico. La funzione di riempire lo stomaco le pietanze del Tat-Mak la assolvono completamente. A questo punto le strade dell’equipaggio si separano con Guido e Olga impegnati nelle attività tipiche di chi aspetta l’arrivo di un figlio ed Emanuele e Marina in giro a vivere le meraviglie turistiche della città: dapprima nel bellissimo Cremlino, con, tra l’altro, la moschea Kul Sharif, la cattedrale ortodossa dell’Annunciazione, la curiosa torre pendente di Sjujumbike, legata a un’affascinante leggenda, la residenza del Presidente della Repubblica del Tatarstan; quindi nel piacevole e molto curato lungo-Kazanka, per poi risalire verso il centro città incontrando ben due statue di Lenin, una tradizionale come in tutte le città ex-sovietiche, l’altra particolare perché ritrae Vladimir Ul’janov giovanissimo, quando era studente della locale università.

In serata c’è tempo per il rifornimento di metano nella nuova stazione Gazprom appena inaugurata nel quartiere Azino e per un ultimo controllino alla macchina con l’aiuto dell’ormai indispensabile Farid. Di nuovo i dipendenti Gazprom ci accolgono con simpatia vista la particolarità del nostro progetto. Interessante rilevare che anche in questa stazione di metano tatara è possibile rifornire usando l’attacco europeo Ngv-1 e non solo quello russo.

Prima dell’ultima cena tatara ci dedichiamo anche ad una nuova “comparsata” radiofonica in diretta su Radio 2 in cui aggiorniamo sul nostro viaggio gli ascoltatori della storica trasmissione “Caterpillar”, che ci aveva già ospitato alla vigilia della partenza.

La serata si conclude con un’ottima cena a sette in Via dei Cosmonauti. Oltre Guido, Olga, Emanuele, Marina, ci sono la sorella di Olga, Olesia, suo figlio Matvey e il cane “carlino” Archie. La carne cucinata da Olga viene bagnata con un ottimo vino 43° delle Tenute Silvio Nardi. Curioso che il numero 43 rappresenti la latitudine del vigneto di Montepulciano oltre a quella approssimativa di Sansepolcro. Kazan, invece, si trova a circa 55°, come la gran parte della strada che percorreremo nei prossimi giorni.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Nonostante nel 2008 viaggiassimo con un veicolo a gpl, tenevamo d’occhio le stazioni di metano presenti in Russia: allora a Kazan c’erano 3 stazioni di rifornimento per il gas naturale, oggi 4. In tutto il resto del Tatarstan il numero di stazioni di metano è raddoppiato, e ciò rende questa realtà la zona dove sono presenti più punti di rifornimento in tutta la Russia.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Olga Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale.

Giorno 18 – La Torino-Pechino protagonista a Kazan

3 luglio 2018, Kazan (km 22) – Totale 5.349 km

La nostra Toyota Hilux alimentata a diesel-metano ha dovuto aspettare quasi una settimana per essere finalmente protagonista e diventare una sorta di “osservata speciale” nelle strade di Kazan. La giornata del mezzo che ci porterà a Pechino comincia con un bel lavaggio ad interni e carrozzeria. Primo trasferimento presso la stazione ferroviaria dove accogliamo Marina ed Emanuele che si uniscono ufficialmente alla Torino-Pechino. Lasciati i due moscoviti a rimettersi in sesto dopo le dodici ore di treno, Guido e Olga si recano presso la sede di Master English Kazan, la scuola con la quale abbiamo trascorso la splendida serata di venerdì scorso. Questa volta gli interlocutori non sono giovani e meno giovani provenienti da tutto il mondo, ma un simpatico gruppo di bambini russi tra gli 8 e i 13 anni che passano una parte dell’estate ad esercitarsi con la lingua inglese. Oggi avranno una lezione speciale, visto che parleremo del nostro viaggio verso la Cina e faremo una lezione di lingua italiana usando l’inglese. Impariamo giocando i numeri in italiano, le forme di saluto, i luoghi delle città, ma il momento che più interessa i bambini è la visita al macchina che andrà in Cina. Curiosamente lo spazio più apprezzato, dove i giovani ospiti chiedono di poter entrare, è il grande bagagliaio. Forse perché viene scoperta e saccheggiata la busta contenente i cinghialini di pelouche, mascotte del nostro viaggio.

(foto tatar-inform.ru)

L’equipaggio, con a bordo anche Albina, insegnante di italiano e spagnolo presso la stessa scuola Master English Kazan, si ritrova per un velocissimo pasto presso il già noto ristorante Basilico. A soli cento metri da qui c’è il luogo del prossimo incontro, ovvero la sede dell’organizzazione turistica della città di Kazan. Qui siamo ricevuti ufficialmente dalla responsabile del settore DariaSannikova, con la quale avviene una cordialissima riunione dove si parla del nostro viaggio e di possibili collaborazioni future tra le nostre città e Kazan. All’incontro assistono anche numerosi giornalisti della stampa locale, ai quali a margine rilasciamo interviste. La signora Sannikova ci ospita al vicino museo dedicato alla nascita e allo sviluppo urbanistico di Kazan e ci autorizza a raggiungere in auto la piazza antistante l’ingresso del Cremlino, in modo da poter scattare foto con la nostra Toyota Hilux in quell’affascinante scenario.

Gli impegni della lunga giornata si concludono con una straordinaria cena-degustazione al ristorante Basilico, lungo Ulitsa Baumana, l’arteria pedonale principale della città. Al gruppo si aggiungono Gulya e il piccolo, quasi due anni, Kamil’. Gulya, assieme al cugino Iskander, fu fondamentale nella spedizione di dieci anni fa ed è stata poi un importante punto di appoggio durante le visite successive al viaggio del 2008. Possiamo dire che se non ci fossero state le attenzioni e la voglia di farci conoscere la città da parte di Gulya ed Iskander, probabilmente il nostro affetto per Kazan non sarebbe mai arrivato ai livelli attuali. La degustazione che ci viene proposta consiste di un antipasto parzialmente “made in Italy”, un’ottima pizza affiancata da una lasagna ed infine carne di vitello: “Se tutte le componenti alimentari del gustoso antipasto non sono provenienti dall’Italia”, sottolinea lo chef, “è per via delle sanzioni alla Russia che complicano notevolmente il lavoro di chi vuol portare in tavola una cucina italiana vera”. Quando viaggiamo lontani dall’Italia preferiamo sempre la cucina locale a quella internazionale oppure italiana. Se dobbiamo fare delle eccezioni,questo può avvenire solo in luoghi dove la qualità di ciò che mangiamo è certa. Questo è il caso di Basilico, l’unico ristorante “italiano vero” di Kazan.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Gulya è rimasta tale e quale a dieci anni fa, se non per l’arrivo di un figlio e per il cambio del lavoro.

– La visita al museo dedicato allo sviluppo e crescita della città è stato il tassello finale che ci è servito a comprendere i cambiamenti urbanistici di Kazan negli ultimi dieci anni grazie ad eventi come Universiadi, mondiali di nuoto e mondiali di calcio.

– C’è un bel parcheggio a pagamento nel sotterraneo della stazione principale della città. Peccato che il sistema di pagamento, con metà delle macchinette automatiche in avaria, crei delle file in uscita talmente lunghe da fare rimpiangere di non aver parcheggiato a due chilometri dalla stazione.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini,Olga Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Albina Faskhutdinova, Bruno Cinghiale (e tutti i bambini della scuola English Master School).

Giorno 17 – Cambio di equipaggio

2 luglio 2018, Kazan (km 15) – Totale km 5.327

Secondo rientro in Patria per un membro della Torino-Pechino. Oggi con un comodo doppio volo Aeroflot Sergio torna in Italia per il suo programmato abbandono della spedizione. Diciassette giorni di viaggio sono bastati per farsi una concreta idea di come questa parte di mondo sia cambiata rispetto ai precedenti viaggi del 1970 e 1971 da lui effettuati in Unione Sovietica. Non essendo ancora pronta l’auto, siamo costretti ad accompagnarlo all’aeroporto di Kazan usando i mezzi pubblici, come al solito efficientissimi, tra tutti il treno veloce che con circa mezzo euro collega il centro della città con l’aeroporto. Domani arriveranno a Kazan Emanuele e Marina che si uniranno alla spedizione per la parte siberiana fino a Vladivostok.

In tarda mattinata effettuiamo un sopralluogo presso l’officina, dove il nostro Hilux ha assunto un nuovo aspetto grazie ad un miracoloso puzzle di pezzi vecchi e nuovi. Adesso manca solo la verniciatura del paraurti e un sano lavaggio e il veicolo sarà come nuovo. La giornata di attesa prosegue con una sessione di esami medici per Guido. Il sistema sanitario russo esige una serie di controlli anche per i futuri padri e non solo per le madri dei bambini in arrivo. La cosa interessante è che durante i nove mesi di gravidanza questi esami devono essere ripetuti più volte per accertarsi che non emergano malattie in corso d’opera, e paradossalmente Guido nell’ultima settimana di luglio, probabilmente a Vladivostok prima dell’ingresso in Cina, dovrà effettuare una nuova sessione di esami del sangue, rigorosamente in territorio russo.

In serata viene definitivamente recuperata l’auto e saldato il conto all’officina che, grazie ai consigli dell’amico Farid, ha ridato splendore al nostro vecchio Toyota Dual-Fuel. Molti dei meccanici che hanno lavorato per noi sono di origine tagika e fotografano orgogliosi la bandiera del loro Paese che risplende, assieme a quelle altre delle nazioni che attraverseremo durante il viaggio, nella parte posteriore del nostro veicolo.

Il lavoro verrà completato quando torneremo nel mese di settembre a Kazan, dove nel frattempo arriveranno gli ultimi pezzi mancanti, come il fendinebbia distrutto nell’incidente. Nel frattempo un nuovissimo treno a due piani percorre i circa mille chilometri che separano Mosca e Kazan. A bordo, in un vagone non piombato, ci sono Emanuele e Marina che da domani faranno ufficialmente parte della Torino-Pechino 2018.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Lo sviluppo del sistema aeroportuale di Kazan negli ultimi dieci anni è stato sopra ogni aspettativa: un nuovo aeroporto, infrastutture efficienti che lo collegano alla città e un sempre maggiore numero di voli internazionali che arrivano nel capoluogo tartaro, in particolare modo dalla Turchia e da molti paesi arabi. L’incredibile è che negli stessi dieci anni è fallita due volte e in modo definitivo la compagnia aerea del Tatarstan di proprietà del governo locale.

– Non è cambiata affatto la burocrazia e le dinamiche all’interno degli ospedali pubblici, dove si devono fare file e incomprensibili attese in occasione di ogni esame medico. Unica consolazione i prezzi assolutamente modesti, rispetto ai ticket italiani, delle prestazioni mediche.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini (per poco), Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Giorno 16 – La Russia vince mentre l’auto è quasi pronta + Lo chef-pizzaiolo Leonardo Trappoloni

1° luglio 2018, Kazan (km 0) – Tot. 5.312

In un Paese dove le sicurezze sociali legate al lavoro sono quasi scomparse dopo il collasso dell’Unione Sovietica, non deve affatto stupire che un’officina ci chiami di domenica mattina per valutare l’avanzamento dei lavori di recupero del nostro veicolo. Di fatto il paraurti è stato completamente ricostruito grazie al puzzle dei vecchi pezzi recuperati dopo l’incidente lettone con l’aggiunta delle parti mancanti che ignoriamo da dove e come possano essere arrivate in officina. Manca solamente la completa riverniciatura per poter recuperare il mezzo. Di fatto sarà pronto lunedì tardo pomeriggio e questo ci permette di rispettare tutti gli impegni concordati in precedenza sia con il Comune di Kazan che con gli amici del ristorante Basilico.

La domenica mattina, oltre che essere la giornata in cui le officine ti possono contattare, è anche il giorno dedicato ad un luogo assai interessante di Kazan, ma del tutto sconosciuto ai turisti. Non lontano dal porto fluviale sul Volga, in un vecchio parco con al centro un mosaico dedicato a Lenin, si svolge la domenica mattina un mercatino delle cose vecchie dove è possibile trovare oggettistica risalente anche ai tempi dello zar, qualsiasi tipo di cosa di epoca sovietica e perfino cimeli di guerra nazisti. Frugando nelle infinite bancarelle non sfugge ai nostri occhi un interessante libro di ricette italiane, ma scritte in russo, a firma di Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Immancabili i vinili di Pupo, Ricchi e Poveri, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Riccardo Fogli, Al Bano e Romina, tutti con copertina ed elenco delle canzoni in caratteri cirillici. I prezzi sono molto più bassi di quelli dei mercatini simili presenti a Mosca.

Esattamente come se fossimo in Italia, alle 17 il Paese si ferma. Si giocano gli ottavi di finale del Campionato del Mondo di Calcio e allo Stadio Luzhniki di Mosca è il giorno di Russia-Spagna, apparentemente un match dal pronostico scontato. Infatti poco dopo il decimo minuto un goffo autogol porta in vantaggio la Spagna. Gli iberici dominano la partita arrivando a sfiorare un possesso palla dell’80%. Peccato per loro che una ingenuità difensiva regali alla Russia il calcio di rigore che riporta in parità la partita. Da qui in poi è un assedio nella metà campo russa. Due linee di cinque giocatori ciascuna riescono ad impedire alla Spagna di essere pericolosa. La storica tattica di arretrare e contrattaccare, strategia che ha visto Napoleone ed Hitler soccombere, funziona almeno oggi. L’ultimo baluardo, una sorta di “Stalingrado”, è il portiere russo che para tutto compresi due rigori della lotteria di fine partita. La Russia è ai quarti di finale e il 7 luglio, con un fuso orario di due ore più ad est, saremo costretti a seguire in serata molto tarda la sfida tra russi e croati. La festa intanto coinvolge l’intera Kazan e le riserve di birra di cui dispone la città sembrano non finire.

Equipaggio di giornata: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Nel nuovo appuntamento con la rubrica “L’Italia ai mondiali siamo noi”, parliamo oggi di Leonardo Trappoloni, nostro concittadino di Sansepolcro che incontriamo ogni volta che passiamo da Mosca.

Come sei arrivato in Russia?

Sono arrivato in Russia perché mi ero fidanzato con una ragazza russa. In questo paese ho avuto la possibilità di mettere a frutto l’esperienza che avevo maturato in Italia dopo aver frequentato il corso da pizzaiolo e aver lavorato in pizzeria per alcuni anni. A partire dal 2014, ho avuto modo di lavorare a Mosca come chef pizzaiolo, inizialmente al ristorante “Giotto” di Mytishi e oggi al “Bro&N”, a Patriarshie Prudy. Inoltre dirigo la filiale di Mosca della scuola nazionale maestri pizzaioli.

Che rapporto hanno i russi con la cucina italiana?

I russi adorano il cibo italiano in generale e la pizza in particolare. C’è da dire che la vera cucina italiana è abbastanza di nicchia, è soprattutto per persone che capiscono le differenze di gusto, soprattutto per quelli che sono stati in Italia ed hanno potuto rendersi conto meglio di tutti i particolari.

Di regola i russi amano piatti particolarmente speziati e saporiti, e per esempio non tutti amano la pasta, ma moltissimi vanno pazzi per il minestrone! Credo gli si addica molto soprattutto la nostra cucina casereccia.

Una cosa positiva e una negativa di Mosca?

La cosa positiva di Mosca è che offre enormi possibilità ad ogni livello. La cosa negativa di questa città, invece, è che il costo della vita è in linea generale molto alto, se lo mettiamo in proporzione con gli stipendi medi.

Dove vedi il tuo futuro, in Russia o in Italia?

Ad essere onesto non lo vedo né in Russia né in Italia. Da noi per la situazione politico-economica, qui perché sono un po’ stufo della burocrazia e delle condizioni di lavoro; peraltro, con il cambio sfavorevole, anche uno stipendio buono si trasforma in spiccioli, se cambiato in euro.

Giorno 15 – Dasvidania Maradona + La Russia e la sua storia con Giovanni Savino

30 giugno 2018, Kazan (km 0) – Tot. 5.312

Il sabato non porta alcuna notizia sulla salute della nostra auto. Decidiamo di dedicarci allo “shopping immobiliare” andando ad esplorare lo sconosciuto mondo delle relative agenzie di Kazan. Non lontano dal quartiere dove abitiamo è in corso una grande riconversione urbanistica. Al posto di una caserma militare e di molti palazzoni di epoca sovietica a cinque o nove piani stanno sorgendo dei nuovi palazzi apparentemente molto più piacevoli e funzionali di quelli precedenti. Per Guido è l’occasione anche per valutare l’acquisto della nuova casa per la famiglia italo-russa che si sta allargando. Abbiamo la consapevolezza che i mondiali di calcio si portano dietro una bolla immobiliare che è destinata ad abbassare i prezzi delle case nei prossimi mesi. Tenendo conto di tutto questo partecipiamo ad una cosiddetta “ekskursia” all’interno dei palazzi in costruzione per avere le idee più chiare. Tutto si rivela interessante, soprattutto il fatto che, se si compra in contanti e istantaneamente un appartamento che sarà pronto tra due anni, si può avere fino al 20% di sconto.

Il resto della giornata è caratterizzato dall’ottavo di finale giocato alla Kazan Arena che vede scontrarsi Argentina e Francia. A duecento anni di distanza dalla disfatta napoleonica, questa volta ai francesi sembra andare meglio. Non sappiamo se riporteranno a casa la coppa, ma senza dubbio oggi hanno fatto piangere Maradona e rimandato a casa Messi e compagni. Seguiamo il tutto dalla terrazza del secondo ristorante “Basilico”, quello nei pressi dello stadio nel quartiere detto “Meridiana” dal quale si gode di un ottimo panorama sia del Cremlino che della zona dello stadio. Qui osserviamo l’ordinato deflusso dei tifosi sotto i vigili occhi di molti poliziotti e soldati. Nonostante si possa notare a metri di distanza la delusione degli argentini e una tutto sommato contenuta gioia dei francesi, emerge anche questa volta un atteggiamento festoso che abbiamo modo di approfondire ulteriormente nella cittadella del mondiale lungo il fiume Kazanka. Una folla allegra segue nei maxi schermi la seconda sfida degli ottavi tra Uruguay e Portogallo. Noi riusciamo ad entrare nella zona solo dopo aver superato l’estenuante fila dei controlli di sicurezza. Il clima è davvero piacevole e il clima gioioso attorno a questo evento è lontano anni luce dalle dinamiche tipiche dei campionati di calcio nazionali. La par condicio è rispettata e giustamente anche Cristiano Ronaldo decide di andare a fare compagnia a Messi salutando il mondiale di Russia. La giornata, ancora una volta a chilometri zero, si conclude nella splendida e affollata passeggiata sul lungo Kazanka, la “naberezhnaya” vicino al Cremlino.

Cosa è cambiato in dieci anni?

– Il quartiere “Meridiana” è diventato il salotto buono di Kazan. Gli impianti sportivi costruiti per i mondiali di nuoto del 2015 e quelli di calcio del 2018, accompagnati dal recupero urbanistico del quartiere, hanno fatto di questa zona la parte più “in” di Kazan. Rispetto a dieci anni fa il quartiere è irriconoscibile.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini,Sergio Guerrini, Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Oggi riprendiamo la rubrica “L’Italia ai Mondiali siamo noi” con Giovanni Savino, docente di storia a Mosca.

Come sei arrivato in Russia?

Studiavo storia all’Università Federico II di Napoli quando sono arrivato per la prima volta a San Pietroburgo, il 6 agosto 2005. Ho passato l’estate-autunno del 2005 e del 2006 a raccogliere materiali per la tesi di laurea specialistica, e a studiare russo presso il Centro di lingua e cultura russa dell’Università statale di San Pietroburgo. Quando nel 2008 ho passato l’esame di ammissione al dottorato in Storia contemporanea presso l’Istituto di Scienze Umane, ho cominciato a lavorare alla tesi (sul nazionalismo russo di inizio Novecento) tra Helsinki e San Pietroburgo , vivendo a Piter fino all’autunno del 2011. Sono tornato in Italia, ho discusso la tesi di dottorato il 17 febbraio 2012, e poi… come spesso accade, non essendoci molte opportunità nell’immediato, ho deciso di “provare” Mosca. Sono arrivato a Mosca il 6 settembre (sempre questo 6!) del 2012, e già dal gennaio successivo ho insegnato alla RGGU, poi ho ottenuto un fondo di ricerca presso l’Università russa delle scienze umanistiche “Mikhail Sholokhov”, e per un periodo ho collaborato con l’agenzia di stampa RIA Novosti. Dal 2016 lavoro presso l’Istituto di scienze sociali dell’Accademia presidenziale dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione, e presso l’Istituto di lingue straniere dell’Università pedagogica di Mosca, dove insegno storia contemporanea.

Tra i temi di cui mi sono occupato, i rapporti tra l’estrema destra italiana e quella russa, questione che mi ha portato anche qualche conseguenza spiacevole qualche tempo fa, mentre al momento sono impegnato in due lavori paralleli ma nemmeno tanto: un progetto di ricerca sulla Guerra civile russa e sull’ideologia dei Bianchi, e una monografia sul nazionalismo russo e la questione ucraina a inizio Novecento.

Una cosa positiva e una negativa della Russia e di Mosca?

Mosca è una megalopoli che indubbiamente stressa: forse va bene se sei uno studente, o al limite nei primi anni di lavoro, dopo inizia a essere stancante, perché ha un ritmo molto sostenuto. Però a Mosca si può tranquillamente fare a meno dell’auto, perché il trasporto pubblico è probabilmente uno dei migliori in Europa; in città ci sono moltissimi parchi, c’è un’ampia scelta di cinema e teatri, e ci sono tante biblioteche; si può mangiare una pizza napoletana a pranzo e andare a cenare in un caffè vietnamita e tutto è molto buono ed autentico… La Russia invece (e so di dire una banalità) è enorme in tutto e per tutto – ma credo che in questa varietà di climi, di panorami, di culture, di tradizioni ci sia una grande ricchezza e una fantastica opportunità che forse sono spesso un po’ sottovalutate.

Dove vedi il tuo futuro?

È una domanda a cui non so dare una risposta univoca – perché ogni volta che ho pianificato qualcosa nella vita tutto è andato in un’altra direzione, e perché dopo tanti anni se c’è il desiderio di provare altre esperienze, dall’altro lato subentrano anche altri elementi, non ultimi gli affetti. Chissà!