Giorno 14 – La Grande guerra patriottica

29 giugno 2018, Kazan (0 km) – Tot. 5.312

Mentre si avvicina al completamento la seconda settimana di viaggio, l’equipaggio della Torino-Pechino rimane in apprensione per la sorte dell’auto con cui si dovrebbe proseguire l’avventura. Nessuna notizia dall’officina che si sta occupando di rimettere in sesto il veicolo, e a questo punto una serie di impegni istituzionali con il Comune di Kazan e con gli amici del ristorante “Basilico” vengono posticipati all’ultimo giorno utile, mercoledì 3 luglio, quando l’Hilux dovrebbe essere tornato al massimo splendore.
Non è certo un problema inventare sistemi per ingannare il tempo in questa splendità città. Oggi ci dedichiamo alla “Grande guerra patriottica”, quella che noi chiamiamo Seconda guerra mondiale. Visitiamo alla periferia nord della città il Parco della Vittoria, ampio piazzale con numerose aiuole dove brucia la fiamma eterna. Tutto attorno ci sono oltre 4000 nomi di soldati di origine tartara che sono stati decorati durante o dopo la guerra. Il resto del parco è un insieme di carri armati, cannoni, aerei, elicotteri ed addirittura la torretta di un sommergibile nucleare. È utile ricordare che in tutte le città russe, e in molte di quelle ex sovietiche, permane un forte attaccamento ai fatti della Seconda guerra mondiale. Il motivo è semplice, e si tratta dei 26 o più milioni di sovietici, tra civili e militari, che hanno perso la vita tra il 1941 e il 1945. Questa cifra corrisponde a circa la metà dei morti in tutto il mondo dovuti alla guerra. Tutti hanno avuto un lutto in famiglia: nel caso di Olga venne a mancare nei primi mesi di guerra il nonno materno, che non riuscì neppure a vedere la nascita della propria figlia, la madre di Olga. Il custode del Parco della Vittoria ci ricorda che dei 600.000 tartari partiti per il fronte, 400.000 – pari ad un decimo della popolazione dell’epoca – non tornò. Kazan non ebbe un ruolo diretto nella guerra essendo a quasi mille chilometri dal fronte, ma le locali fabbriche che producevano elicotteri e aerei erano considerate dai tedeschi un importante obiettivo militare. Molti reperti originali dell’epoca sono visibili, assieme a contributi multimediali, presso il Museo della Grande guerra patriottica presente in alcune sale del Cremlino di Kazan e curiosamente ricco di visitatori con le maglie delle squadre di calcio impegnate in zona. L’ultima visita a tema è presso il cimitero di Arsk, non lontano dalla nostra casetta tartara in Via del Cosmonauti. Qui sono sepolti molti dei defunti durante la guerra o negli anni successivi. Tra questi ultimi spicca, soprattutto per numero di fiori presenti, la lapide di Vasilij Džugašvili, figlio di Stalin morto in disgrazia in questa città dove si trovava in esilio.
Intanto, notiamo che la presenza di francesi e soprattutto argentini comincia a farsi numerosa. Al momento prevale la fratellanza e capita spesso di vedere i tifosi fare foto assieme. Vedremo nelle prossime ore, quando una delle due compagini dovrà lasciare la Russia, se il clima continuerà ad essere così cordiale. Ristoratori e negozianti, in queste ore, si sono affrettati a stendere le due bandiere delle squadre protagoniste dell’ottavo di finale che sarà ospitato dalla Kazan Arena. Non mancano dei surreali “parliamo spagnolo e francese” e sorridiamo, visto che quasi sempre il personale di sala non conosce neppure l’inglese.
Rimaniamo in tema di lingue passando la serata assieme agli amici di Master English Kazan, la scuola di lingue con la quale Guido ha collaborato diverse volte. La scuola è in grado di far apprendere inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco, cinese, arabo, giapponese, turco, oltre naturalmente al russo e tartaro. Passiamo momenti di convivialità dialogando in inglese ed italiano e raccontando ai numerosi amici, tra i quali molti internazionali, le dinamiche della Torino-Pechino 2018.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?
– La maggior parte dei locali che abbiamo frequentato nel viaggio 2008, esattamente come a Vladimir, sono chiusi o hanno cambiato radicalmente stile o vocazione commerciale. Questo fatto in Russia è una costante, con aperture e chiusure di attività che si ripetono continuamente.
– Non mancano in questi dieci anni i cambi di toponomastica. Stupisce trovare una importante strada dedicata a Nursultan Nazarbajev, presidente del Kazakistan tuttora in vita.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini,Sergio Guerrini, Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Giorno 13 – Grande vittoria contro la burocrazia russa

28 giugno 2018, Kazan (20 km) – Tot. 5312

Il sole a queste latitudini, ma soprattutto a queste longitudini, sorge a fine giugno alle 3 del mattino. Questo è dovuto non solamente al fatto di essere molto a nord, ma sopratutto a due riforme relative all’orario civile. L’abolizione dell’ora legale e l’accorpamento del fuso orario di Kazan’ con quello di Mosca hanno creato un’anomalia che ha spostato l’alba di due ore rispetto agli anni precedenti.

Forse è per questo che la sveglia di buon’ora non è affatto un problema. Alle 8 in punto ci aspetta Farid per andare dal meccanico che si occuperà di ricostruire la parte di auto distrutta nell’incidente lettone. L’officina è nascosta in mezzo ad un gruppo di case in un quartiere della estrema periferia della città, non lontano dall’aeroporto. La zona ha l’aspetto di un luogo non ufficiale, ovvero di un laboratorio meccanico dove non si potrà pagare con carta di credito e non ci sarà alcuna fattura. Questa officina per il sistema fiscale russo non esiste e se non fosse per la fiducia che abbiamo nel nostro tramite ci verrebbe da pensare che i pezzi dell’Hilux saranno smontati e venduti al mercato dell’usato. Mentre aspettiamo di vedere l’inizio dei lavori abbiamo modo di osservare altre auto incidentate completamente ricostruite. La bravura a coloro che lavorano qui non manca. Ci viene dato appuntamento tra due giorni per recuperare l’auto e valutare la qualità del lavoro che sarà effettuato. Al secondo passaggio a Kazan alla fine di agosto potremo valutare se effettuare la sostituzione con il pezzo originale o accontentarci di questa riparazione.

La mattinanta prosegue con la visita al cantiere dove Farid costruirà la sua nuova casa. Siamo a 25 chilomentri da Kazan, in località “Primo Maggio”, in direzione di Ufa, non lontano dalla strada M7. La nuova casa di Farid è completamente in legno, 120 metri quadri compreso un grande balcone e la sauna. Il costo è poco meno di tre milioni di rubli (circa 40.000 euro) e ci sembra un ottimo affare.

Si torna in città per affrontare la seconda grande incombenza del giorno, ovvero andare all’ufficio immigrazione per effettuare la nostra terza registrazione in Russia dopo quelle di Mosca e di Vladimir. La battaglia burocratica è lunga e complessa, ma riusciamo a venire a capo di tutto in circa due ore dedicate a timbri, fotocopie, moduli compilati in duplice copia a mano e registrazioni al posto di controllo ogni volta che entriamo o usciamo dall’ufficio. Tutto questo nonostante Guido abbia in loco una moglie e Sergio una nuora…

Per festeggiare la risoluzione, almeno parziale, delle due cose che più ci preoccupavano fin dal nostro arrivo decidiamo di dedicarci ad una passeggiata turistica nello splendido centro cittadino di Kazan. Camminiamo alleggeriti dagli impegni da Piazza Tukaya fino al Cremlino sostando presso il vero ristorante italiano “Basilico”, di cui avremo modo di parlare in modo più approfondito nei prossimi giorni. Non ci sono parole per descrivere in modo soddisfacente la bellezza di questa città, ancora più affascinante in questo periodo storico nel quale capitalizza gli investimenti fatti in occasione delle Universiadi 2013, dei Campionati mondiali di nuoto 2015 e dei Campionati Mondiali di Calcio 2018.

Completiamo l’impegnativa giornata godendoci la città da veri turisti assieme ad una miriade di coreani felici, di tedeschi tristi e di francesi e argentini speranzosi, visto che le loro due nazionali si affronteranno proprio a Kazan tra due giorni per gli ottavi di finale di Coppa del Mondo.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Abbiamo già affrontato sopra la questione dell’accorpamento dei fusi orari e dell’abolizione dell’ora legale. In ogni caso in luoghi così orientali come Kazan il problema è serio. Uscendo dal Tatarstan verso la Baschiria, a circa 300 km ad ovest di Kazan, per riequilibrare la cosa si salta direttamente avanti di due ore di fuso orario.

– Il centro storico di Kazan in 10 anni è cambiato completamente; tra le opere pubbliche più apprezzate da residenti e turisti c’è la bellissima passeggiata di oltre cinque chilomentri nel lungo Kazanka, il fiume che attraversa la città.

– Nel lato opposto alla passeggiata un tempo c’era una spiaggia sul fiume, oggi è stato costruito il “Centro per la Famiglia”, una tazza gigante dove le coppie si vanno a sposare, al momento trasformato in centro stampa per i mondiali.

Giorno 12 – Incredibile a Kazan + La profezia di Giulia Sorrentino

27 giugno 2018, Kazan (km 0) – Totale 5.292

La nostra prima giornata completamente fermi in terra tartara è caratterizzata dal dramma sportivo che si consuma a pochi chilometri da noi, per l’esattezza tre. Il luogo che sarà ricordato nella storia del campionato del mondo di calcio è la Kazan Arena e i protagonisti del fatto sono i campioni del mondo uscenti della Germania e la Corea del Sud. Di fatto Kazan è una porta dell’oriente,ma mai ci saremmo aspettati di poter osservare una serata di feste coreane per le strade cittadine. La Corea manda a casa la Germania e questa diventa la notizia del giorno!

Mondiali a parte, la giornata era cominciata tra le mura amiche di casa cercando di risolvere alcuni dei problemi che ci attanagliano da qualche giorno. L’amico meccanico Farid, grande appassionato di hockey su ghiaccio e padre di un giocatore che partecipa alla massima serie del campionato russo, diventa il nostro uomo di riferimento per risolvere il problema legato all incidente faunisitico avvenuto in Lettonia. Preso atto che in Russia non si può trovare in alcun modo il pezzo originale da sostituire, decidiamo di optare per una riparazione provvisoria che restituisca un aspetto dignitoso al mezzo. Toyota assicura di poter portare a Kazan il pezzo (difficile da recuperare perché il nostro modello di Hilux è del 2012) in circa due settimane, ma questo tempo non è compatibile con il nostro programma di viaggio. Optiamo comunque per ordinare il pezzo con l’obiettivo di effettuare la definitiva riparazione al nostro ritorno in terra tartara a fine agosto. Nella giornata di domani il veicolo sarà preso in consegna da Farid che ricostruirà il paraurti e una protezione per la ruota anteriore destra usando parte dei pezzi originali raccolti dopo l’incidente e altri creati da lui!

Il secondo problema della giornata è la registrazione del visto a Kazan. Premesso che abbiamo tre giorni per effettuarla, decidiamo di non far passare tempo inutilmente, anche considerate le difficoltà incontrate precedentemente. Il Mondiale colpisce ancora visto che la consueta registrazione in una casa privata che di solito si fa negli uffici postali,in tempo di Fifa World Cup non è possibile. Il paradosso è che neppure Guido può dichiarare di dormire in casa della propria moglie senza passare dall’ufficio immigrazione, il temibile UFMS di Kazan. Quindi la giornata di oggi è essenzialmente servita per riempire di impegni quella di domani.

La serata è comunque sicuramente piu serena e piacevole rispetto a quella di diverse anime perse di nazionalità tedesca che abbiamo incontrato per le strade di Kazan…

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Dieci anni fa quasi tutte le sere dovevamo cercare un internet point per inserire nel blog i nostri diari di viaggio, oggi questo lavoro lo si fa comodamente nelle case private o nelle camere di albergo.
– A Kazan si può attraversare il fiume Kazanka usando quattro diversi ponti invece dei due presenti nel 2008.

E ora appuntamento con la terza puntata della rubrica “L’Italia ai Mondiali siamo noi” con Giulia Sorrentino, che avevamo incontrato a Mosca.

Come sei arrivata in Russia?

Ho studiato russo all’università perché mi ha sempre affascinato questo paese, la sua letteratura, la storia, l’epoca sovietica. Sono venuta a Mosca una prima volta nel 2008. A dire il vero l’impatto non è stato molto positivo, la città mi è sembrata grigia e inospitale, forse perché vivevo in un obščežitie (i tipici dormitori per studenti, ndr) veramente pessimo. Sono andata via e ho fatto tutt’altro, per esempio un Erasmus in Spagna, poi più tardi mi sono iscritta al corso di laurea magistrale in traduzione, ho ripreso in mano il russo e sono ritornata a Mosca a distanza di qualche anno dalla prima volta, con una borsa di studio trimestrale, e tutto è andato molto meglio.

E hai deciso di restare.

Non subito, ma effettivamente dopo poco tempo ho ricevuto la telefonata di un amico che mi chiedeva se mi interessasse un lavoro a Mosca che lui si era trovato a dover rifiutare. E così due anni fa ho iniziato con grande entusiasmo a lavorare come insegnante di lingua italiana all’Istituto di scienze sociali dell’Accademia presidenziale dell’economia e della pubblica amministrazione.

Il futuro è in questa città?

Il lavoro mi piace molto, però non lo so, vedremo. Saranno decisivi i prossimi mesi, perché gira una profezia secondo la quale se si resta in Russia per tre anni, poi non si va più via.

Giorno 11 – Ritorno in Tatarstan

26 giugno 2018, Vladimir-Kazan (633 km) – Totale 5.292 km

La giornata inizia con le consuete difficoltà che un albergo non troppo turistico ha nel registrare il visto di due stranieri. Per tutto il resto l’Hotel Zastava, nel centro di Vladimir, è un buon compromesso tra qualità e costi, oltre a disporre di un sicuro parcheggio per l’auto. Lasciamo l’antica capitale Vladimir per continuare il viaggio lungo la strada M7 che ci condurrà a Kazan, ambizioso obiettivo di giornata. Un nuovo record anticipa il rifornimento di gasolio alle porte di Nizhnij Novgorod. Siamo riusciti a superare i 1.300 km con un pieno di gasolio e considerando che riforniamo “solo” 76 litri, c’erano ancora 4 litri per fare meglio. Il dato è abbastanza chiaro: quando percorriamo strade che ci impongono gli 80-90 di media oraria, si arrivano a toccare i 17 chilometri con un litro usando il diesel metano. Siamo molto soddisfatti di questo risultato, raggiunto peraltro con il veicolo a pieno carico.

La strada prosegue fino a raggiungere la semisconosciuta Repubblica di Ciuvascia, con capitale Cheboksari. La Ciuvascia sarà la prima di una lunga serie di repubbliche della Federazione russa che attraverseremo durante il viaggio. Pecularietà dei Ciuvasci fu l’alleanza con i russi nelle lunghe guerre che portarono alla sottomissione dei Tartari e alla conquista di Kazan. Onoriamo il popolo ciuvascio concedendoci un ottimo pranzo in una “stolovaja” lungo la strada. Come spesso accade, dopo molti chilometri senza alcun tipo di problema stradale, incontriamo cantieri e traffico che rallentano la marcia nella parte di giornata dove siamo più stanchi. Ci consoliamo con foto celebrative quando superiamo il confine amministrativo con la Repubblica di Tatarstan. Poco dopo, come un miraggio, appare finalmente il grande ponte sul fiume Volga che annuncia l’avvicinarsi della capitale Kazan. Un forte temporale con grandine ci ha anticipato ma al nostro passaggio non incontriamo neppure una goccia d’acqua.

La Torino-Pechino sosterà a Kazan circa una settimana. Questa pausa servirà a riparare l’Hilux dopo l’incidente avvenuto in Lettonia, a preparare veicolo e carico di bagagli per l’avventura siberiana, ma soprattutto a Guido per passare del tempo con la propria famiglia. Infatti il nostro capospedizione ha ben pensato di sposarsi la scorsa primavera con Olga, cittadina di Kazan. Guido di fatto torna a casa dopo 10 giorni di viaggio, una casa a 4.000 km da quella in Toscana. La cena di benvenuto a Kazan vede insieme ben quattro “Guerrini”, visto che oltre a Olga, Guido e il padre Sergio, c’è anche un’altra piccola ragazza con lo stesso cognome, che farà parte della Torino-Pechino dopo la nascita, prevista per il prossimo settembre. Se Guido è finito a vivere parte della sua vita nel capolugo tartaro è sicuramente colpa della prima Torino-Pechino, visto che tutto iniziò con un soggiorno a Kazan di tre giorni nel 2008 e la nascita di importanti amicizie che caratterizzarono il suo futuro. Vista la lunga permanenza dell’equipaggio a Kazan, avremo modo nei prossimi diari di viaggio di approfondire le dinamiche di questa importante città e della Repubblica del Tatarstan.

Come è cambiato il mondo in 10 anni:

– La gran parte della strada M7 che collega mosca a Kazan è ormai quasi tutta a 4 corsie.

– Il numero di stazioni di servizio, posti di ristoro e motel lungo il percorso è più che raddoppiato.

– La città di Kazan dal 2008 ad oggi ha ospitato Universiadi, Mondiali di nuoto e in questo momento sei partite dei campionati mondiali di calcio; naturalmente questo ha portato ad un cambiamento urbanistico enorme rispetto alla nostra prima visita.

Equipaggio di giornata: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale

Giorno 10 – Dalla nuova alla vecchia capitale + La Russia underground di Rita Bonacini

25 giugno 2018, Mosca-Vladimir (201 km) – Totale 4.659 km.

Anche la seconda mattina moscovita comincia con un orario tardivo rispetto alla media della sveglia mattutina dell’intero viaggio. L’obiettivo non difficile della prima parte della giornata è il recupero dell’auto nel parcheggio privato del Centro Italiano di Cultura. L’occasione è utile anche per un ultimo saluto con la direttrice Silvia, gli insegnanti Gianpaolo e Sara, oltre che la segretaria Yulia, che ci ha donato due scatole di fiammiferi portafortuna che porteremo con noi nell’intero viaggio. Tornati nel quartiere di Otradnoe, dove abbiamo dormito in questo finesettimana, incontriamo il responsabile marketing di Italgas, partner russo del nostro sponsor Ecomotive Solutions. L’incontro con Ilya Dorodnev è molto cordiale e con la collaborazione del suo staff veniamo coinvolti in una videointervista sul nostro viaggio, sul sistema diesel-metano e sulla mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali di calcio. Lasciato Ilya, si provvede al carico di bagagli e ci congediamo da Emanuele che tornerà ad essere compagno di viaggio dalla prossima settimana nella lunga tratta Kazan-Vladivostok.

L’ultimo gradito impegno in terra moscovita è presso una nuovissima stazione di metano situata al km 109, nel lato interno, del MKAD, il già citato anello stradale che circonda la capitale russa. La nuova stazione di Gazprom, realizzata in collaborazione con Fornovo Gas, è aperta da appena una settimana ed è ubicata in un luogo simbolo della storia dei nostri viaggi ad oriente. Proprio all’uscita per Shosse Entuziastov del MKAD, nel lontano 2004, nacque l’idea della Torino-Pechino realizzata nel 2008. Quel giorno di luglio di 14 anni fa, a quel bivio girammo a destra verso il viale Entuziastov che conduce al parco di Izmajlovo alla periferia est di Mosca. Avemmo un brivido al solo immaginare la bellezza di poter svoltare a sinistra verso la M7, la strada che collega Mosca agli Urali e poi, cambiando nome, alla Siberia. Quattro anni dopo, e adesso quattordici dopo, il piacere di svoltare a sinistra ed avventurarsi nelle lande più orientali del continente euroasiatico è diventata una realtà. Concludiamo il rifornimento di metano con una foto scattata dal gestore che ha voluto fermare nei ricordi la prima auto non russa a rifornirsi in questa stazione, oltre naturalmente alla prima auto a diesel-metano.

I circa 180 chilometri che ci separano dall’antica capitale russa Vladimir volano via in poco tempo anche grazie alle condizioni di traffico non proibitive. Riusciamo a sfruttare anche le ultime ore del giorno per fare un poco di turismo negli stessi luoghi che videro protagonista la Torino-Pechino 2008. All’epoca ci fermammo a Vladimir tre giorni per prepararci nel modo migliore al salto verso la Siberia. Quest’anno lo stesso ruolo sarà rivestito da Kazan, circa 600km più ad est e città dove vive la nuova famiglia di Guido. Vladimir è la città gemellata con la toscana Anghiari, patria di Andrea, uno dei nostri storici compagni di viaggio. Questa volta non abbiamo previsto momenti ufficiali di incontri o scambi culturali limitandoci ad un frettoloso soggiorno. La serata si conclude nella centralissima Bolshaja Moskovskaja Ulitsa dove degustiamo degli ottimi piatti di cucina uzbeka poco prima della passeggiata per digerire attorno alla quasi millenaria “Porta d’Oro”.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Le stazioni di metano attorno a Mosca sono diventate molte, forse una decina, contro le poche unità del 2008.
– Il nostro ristorante preferito a Vladimir, il tradizionale “Telega”, ha cessato l’attività da poco tempo
– I lavori di ampliamento della M7 tra Mosca e Vladimir sono finalmente terminati dopo circa un decennio di “remont”.

Anche oggi continuiamo la rubrica “L’Italia ai Mondiali siamo noi” con la storia di un’altra modenese, Rita Bonacini.

Come sei arrivata in Russia?

Dopo aver superato il temibile esame di ammissione a scienze della comunicazione a Bologna, cambiai subito strada e decisi di studiare lingue a Parma, e forse più per esclusione che altro scelsi francese e russo. Diciotto anni fa venni in Russia per la prima volta per un corso estivo. Arrivai in una San Pietroburgo che era molto meno accogliente di adesso, ma – nello studentato in cui vivevamo in condizioni igieniche precarie – mi legai fin da subito a un gruppo di amici fantastici. Terminato il corso rientrai in Italia per tornare l’anno dopo. Ho fatto un Erasmus in Francia, poi sono tornata in Russia, dove posso dire di aver iniziato a mettere radici più forti a partire dal 2003: all’inizio studiavo la lingua e intanto davo lezioni di italiano, poi, dopo la laurea, ho iniziato a lavorare nel settore dei trasporti, di cui mi occupo tuttora.

Quali luoghi preferisci di questo Paese?

Il cuore è a San Pietroburgo. Forse per il vissuto, gli amici, perché è molto bella esteticamente, perché rispetto a Mosca ha ritmi un po’ più blandi, è meno fighetta, più ruspante. E comunque forse mi piace ancora di più il resto della Russia, che è più verace. Ho avuto modo di vederne molta, e ad oggi ho viaggiato in 54 degli 85 soggetti federali che compongono il Paese, con due Transiberiane, parecchi voli interni e qualche escursione in macchina, tra cui una piccola partecipazione, o meglio, un’infiltrazione, alla trasmissione televisiva Overland.

Una cosa positiva e una negativa della Russia?

Una cosa positiva sono sicuramente i rapporti umani, i tanti amici; con loro ho avuto la possibilità di vivere un mondo un po’ “underground”, che è molto stimolante, tra poeti, artisti, ma va preso a piccole dosi: se vuoi continuare a lavorare, ad andare in ufficio al mattino, non puoi sempre andare dietro a chi tira tardi tutte le sere.

Tra le cose negative c’è che in certi ambiti qua siamo piuttosto indietro, e mi viene in mente la sanità, dove ci sono situazioni in cui ti senti dire: “Ok, l’operazione costa tot, ma farla meglio costa di più”, e allora ti sembra che venga data alla vita umana un’importanza diversa rispetto a come sei abituato.

Dove immagini il tuo futuro?

Il futuro me lo immagino qui, anche perché in Italia non saprei cosa andare a fare: ci ho fatto le scuole, ma tutta la mia vita adulta, la mia vita lavorativa è stata in Russia. Certo, magari sarebbe meglio a San Pietroburgo, ma va bene anche Mosca.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti (per poco), Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 9 – Una giornata a km 0 e i luna park di Fulvio Tardini

24 giugno 2018, giorno 9 (km 0) – Totale 4.458.

Primo giorno di vero riposo dall’inizio del viaggio per il nostro veicolo a diesel-metano, che non si è mosso dal parcheggio del Centro italiano di Cultura. Per noi questo ha significato la possibilità di poter dormire, per la prima volta, fino alle 10 del mattino. Dall’“Hotel Calchetti”, ubicato nella parte nord della città, ci spostiamo con la metropolitana fino alla Piazza Rossa con l’obiettivo di portare Sergio in visita al Mausoleo di Lenin a quarantotto anni di distanza dalla prima e unica visita del 1970. Considerato che il Padre della Rivoluzione è morto nel 1924, è curioso constatare che sono passati più anni tra la prima e la seconda visita di Sergio che dalla morte di Lenin al viaggio del 1970. Nonostante la fine dell’Unione Sovietica non è mai scemato l’interesse per il Mausoleo di Lenin, la cui visita comprende non solo la contemplazione della salma imbalsamata di Lenin – sotto lo sguardo di soldati pronti a redarguire con severità chi parla, chi porta il cappello o le mani in tasca, chi indugia troppo o chi prova a uscire dal percorso previsto – ma soprattutto la necropoli sul retro della struttura principale, dove si trovano le tombe degli ex capi di stato, primi ministri, generali della seconda guerra mondiale, rivoluzionari e cosmonauti come Jurij Gagarin.

Dopo un nuovo frugale pranzo in un’altra mensa dei magazzini Gum, ci rechiamo nella zona del VDNKh, il celebre parco delle conquiste dell’economia nazionale. La visita comincia con il Monumento alla Conquista dello Spazio e col Museo della Cosmonautica per sognare un nostro viaggio a diesel-metano verso lidi sempre più lontani. Segue una lunga passeggiata nel grande parco moscovita, di fatto un cantiere a cielo aperto dove vestigia di epoca sovietica stanno tornando a nuova vita grazie ad un attento restauro in corso da almeno un anno, mentre turisti e popolazione locale passeggiano e fotografano miriadi di simboli del non lontano passato del Paese.

In un ristorante armeno nei pressi dell’Hotel Cosmos incontriamo quattro amici italiani di Mosca. Con la giornata di oggi prende il via la speciale parte di diario dedicata alle storie degli italiani che vivono in Russia. Questa parte di racconto sostituisce le cronache che avevamo progettato di fare seguendo la nazionale di calcio italiana ai Mondiali di Russia. Cercheremo, attraverso queste brevi interviste che costituiscono una rubrica dal titolo “L’Italia ai Mondiali siamo noi”, di raccontare la vita di quei connazionali che, senza bisogno di spareggi di qualificazione con la Svezia, vivono e vivranno quotidianamente la propria esperienza di vita in Russia.

Il primo racconto che vi proponiamo è quello di Fulvio Tardini, il venditore di giostre venuto da Modena.

Come sei arrivato in Russia?

Come spesso succede, per caso. Nei primi anni ottanta una vicina di casa mi chiese se mi interessasse partecipare a un corso di lingua russa organizzato dall’Associazione di amicizia Italia-URSS. Avevano bisogno di un numero minimo di iscritti per attivare il corso, così iniziai più per fare un favore a questa persona che per reale convinzione. Alla fine continuai per due anni, ma dopo questa parentesi abbandonai la lingua russa per quasi vent’anni. Nel frattempo iniziai a lavorare nel settore della vendita di giostre per luna park, prima a Modena, poi a Reggio Emilia e quindi a Vicenza, per un’azienda che fu interessata in particolare alle mie nozioni di russo e nel 2003 mi incaricò di recuperare deteriorati rapporti con i clienti di varie città della Russia.

E cosa hai fatto una volta arrivato in questo paese?

In una prima fase il lavoro mi costringeva a viaggiare molto, poi, in un periodo più tranquillo, ho avuto modo di riordinare appunti che avevo scritto nel corso del tempo e pubblicare un fortunato libro sull’organizzazione dei luna park. Dal 2013 ho poi iniziato a lavorare autonomamente, seguendo differenti progetti sempre nello stesso settore.

Nel corso degli anni mi sono trovato a vendere giostre in molte zone della Russia e dell’area ex sovietica, da Groznyj, che ho trovato in macerie subito dopo la guerra cecena, al Tagikistan, l’Uzbekistan, l’Ucraina, fino a cittadine siberiane che nonostante temperature di diverse decine di gradi sotto lo zero non si fanno mancare i luna park.

Si tratta infatti di un mercato molto vivo in cui i produttori italiani la fanno da padrone, sebbene negli ultimi tempi stia crescendo la concorrenza cinese.

Una cosa positiva e una negativa di Mosca?

Positive più di una: soprattutto dal punto di vista professionale è molto interessante e ti dà modo di costruire cose da zero, e questo ti inorgoglisce. E in più c’è sicurezza, servizi ottimi, ed è una città ricca di spunti sotto molto aspetti: per esempio c’è un Museo di arte orientale fantastico che non conosce nessuno. Una cosa negativa è che hai la sensazione che la maggior parte delle persone con cui entri in contatto cerchino sempre di cogliere l’occasione per “mungerti”, che si tratti di informazioni professionali o di soldi.

Vedi il tuo futuro in Russia o in Italia?

Be’, in futuro vorrei andare a vedere le partite del Modena, che quest’anno è tornato in serie D dopo il fallimento, e passeggiare con il cane per le mie montagne e per le vie della città.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 8 – Nella Capitale mondiale

23 giugno 2018, Zvenigorod-Mosca (km 90) – Tot. 4.458 km

Naturalmente le lungaggini burocratiche della registrazione del visto russo non potevano essersi esaurite ieri sera. Fortunatamente le problematiche odierne riguardano solo la tempistica e non la sostanza della cosa. Il nostro tentativo di sveglia molto mattutina per arrivare presto a Mosca è reso vano dall’attesa del completamento della procedura. Lasciamo Zvenigorod e, riprendendo la M9-Baltica da dove l’avevamo lasciata, si riparte verso la capitale russa.

Pochi chilometri di MKAD, l’anello stradale a cinque corsie per senso di marcia che circonda la città, e ci rechiamo alla stazione di metano numero 11 situata nella strada Levoberezhnaja. Siamo arrivati alla stazione Gazprom dopo aver terminato il metano di Vilnius e percorso circa sei chilometri con il solo gasolio. Il nostro nuovo record di percorrenza con un pieno di metano sale a 970 chilometri.

Dopo la solita diffidenza iniziale dovuta alla mancata comprensione del fatto che un veicolo diesel possa viaggiare anche a metano, l’addetto al rifornimento nota nel nostro veicolo la pubblicità di Fornovo. Questa scoperta cambia l’atteggiamento di tutto il personale. Ci vengono mostrate foto di amici italiani in visita in questo luogo prima di noi, che sono tecnici e responsabili dell’azienda emiliana. Tra le note piacevoli di questo rifornimento c’è lo scoperta che l’attacco per il metano è del tipo Ngv 1, lo stesso che si trova in tutta Europa. La pressione di rifornimento è di soli 200 bar contro i 220 italiani. Ci viene spiegato che le nuove normative di sicurezza in Russia prevedono questo tipo di limitazione. Dopo le foto di rito e la consegna del libretto esplicativo del viaggio, finalmente possiamo raggiungere in pochi minuti casa di Emanuele Calchetti nel non lontano quartiere Otradnoe. Per la prima volta in questo viaggio dormiremo in questo luogo ben due notti consecutive.

Lasciati i nostri bagagli e le vettovaglie alimentari utili ad un italiano che vive in Russia, ci trasferiamo nel centro cittadino dove parcheggiamo la nostra auto presso il Centro italiano di Cultura, la scuola di lingue dove lavora Emanuele, presso la quale parcheggiamo il Toyota Hilux e soprattutto dove nel pomeriggio si svolgerà una iniziativa, dedicata al nostro viaggio, assieme agli studenti di lingua italiana.

Nelle ore di attesa prima dell’incontro pomeridiano, i due Guerrini approfittano per una passeggiata nel centro cittadino in festa per i Mondiali di calcio. Se per Guido la visita a Mosca è un rito ormai ripetuto diverse volte durante l’anno, non è così per Sergio. L’ultima volta che il Guerrini più grande ha solcato il pavimento della Piazza Rossa era il 1970, dal Cremlino sventolava un’altra bandiera e soprattutto Mosca era capitale di una nazione più grande e con un altro nome.

A parte il Mausoleo di Lenin e qualche stella rossa sulle torri, una delle poche cose rimasta in “soviet style” è la mensa numero 57 all’ultimo piano dei Magazzini Gum. Come in epoca sovietica c’è una lunga fila per conquistare un pasto a prezzo equo. Il centro di Mosca è strapieno di turisti e fa un’ottima impressione vedere popoli di tutto il mondo mescolarsi in un clima tutto sommato molto pacifico.

Rientrati a scuola diamo inizio all’incontro dedicato al nostro viaggio verso la Cina con passaggi sulla storia dei viaggi precedenti: da quello del 2008 sempre in Cina a quelli in Russia del 2011 e 2013 a Volgograd. Bello l’interscambio di notizie e domande tra i preparati studenti di lingua italiana, i loro docenti e i membri della spedizione Torino-Pechino 2018. Al centro dell’attenzione soprattutto ecologia, geografia e geopolitica.

A fine lezione si continua a parlare degli argomenti della “lectio magistralis” con alcuni degli insegnanti del Centro italiano di Cultura attorno a piacevoli piatti di cucina georgiana.

La serata termina non troppo tardi a “Casa Calchetti”.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– La prima cosa che ci viene in mente è il potenziamento dei mezzi pubblici di trasporto, metropolitana in primis, nella città di Mosca.

– Guardando il vecchio diario di viaggio del 2008 ci impressiona notare come il rublo sia svalutato del 100% in 10 anni, passando da circa 35 rubli per un euro ai circa 70-75 di oggi, al fronte di un’inflazione decisamente migliorata dato che è passata da circa il 13% a circa il 2,5%.

– Naturalmente gli stadi principali di Mosca sono tutti restaurati e in condizioni molto migliori di dieci anni fa.

I viaggiatori di oggi: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale

Giorno 7 – La “crisi” del settimo giorno

22 giugno 2018, Ludza-Zvenigorod (638 km , totale 4.368 km)

La giornata di oggi sarà la più difficile affrontata dall’equipaggio della Torino-Pechino 2018 nella prima settimana di viaggio e non per la temibile dogana russa. Si comincia nel peggiore dei modi visto che neppure venti chilometri dopo la partenza da Ludza rischiamo lo scontro con un daino pieno di intenzioni suicide. Gli animali vaganti sono una frequente causa di incidenti in questa parte d’Europa. Già da anni, viste le precedenti esperienze di viaggio, evitiamo di viaggiare la notte proprio per il rischio d’impatto che la massiccia presenza di fauna selvatica può regalare. Nessuno di noi si sarebbe aspettato che un evento del genere potesse arrivare a metà mattinata in una strada che, per fortuna, percorrevamo neppure ad alta velocità.
Al daino tutto sommato va bene, considerato che, dopo una forte frenata e sbandata, viene appena sfiorato dalla parte esterna della nostra auto. A noi non capita la stessa fortuna. La sterzata e relativa contro sterzata ci spediscono diretti sulla banchina della strada dove urtiamo la fine del guard rail alla nostra destra. L’impatto avviene a velocità molto bassa senza che si attivino gli air bag. Mentre il quadrupede si allontana spaventato, noi scendiamo dall’auto per verificare i danni subiti. Metà paraurti anteriore è andato, anzi incastrato nel passaruota anteriore destro. Ciò che ci preoccupa di più è il liquido che esce apparentemente dal motore e che ci porta immediatamente ai ricordi di un episodio simile avvenuto in Mongolia nel 2008 nella prima Torino-Pechino. Con fatica riusciamo a liberare la ruota e per nostra fortuna il liquido profumato che irrora la strada risulta essere quello per il lavaggio dei vetri. Non fidandosi delle condizioni del mezzo e dopo un rapido consulto in internet decidiamo di puntare su una officina nei pressi del confine lato lettone. I volenterosi meccanici riescono a stabilizzare la ferita dell’auto per fare in modo di poterci presentare in dogana senza troppi problemi.
Sarà proprio così, visto che i doganieri sono interessati a tutto all’infuori dell’evidente danno alla nostra auto. La parte lettone vola in dieci minuti, mentre le danze nella parte russa sono come al solito lente e fortemente burocratizzate. L’attenzione del personale di frontiera è legata all’enorme carico che portiamo e alle brochure in lingua italiana e russa che reclamizzano i nostri sponsor. Ci chiedono di aprire tutte le valigie e nella speciale officina della dogana avviene anche la prevista ispezione del vano dedicato alle bombole del metano. Vanno via circa due ore per completare le operazioni di controllo. Perplessità, invece, sui nostro libretti dedicati al viaggio e alle aziende che hanno sostenuto il progetto. Non si capisce se, secondo l’agente che ci ha preso in consegna, stiamo violando qualche non specificata legge editoriale russa. Altro tempo prezioso se ne va per spiegare tutti i contenuti del progetto Torino-Pechino. A proposito di questo, è sempre bello vedere la faccia della polizia quando alla domanda “dove siete diretti?” si risponde con massima tranquillità: “Cina!”.
Finalmente in Russia, ma ancora con problemi da risolvere il prima possibile visto che la nostra carta verde non è valida per questo Paese. L’acquisto del prezioso documento viene fatto assieme ad un caffè ed a cinque minuti di tranquillità dopo una mattinata terribile. A cinquanta chilometri dalla dogana esiste una sorta di caravanserraglio per camionisti chiamato Pustoshka. In questo luogo c’è una trattoria dove si mangia egregiamente carne alla griglia. Meno di un anno fa eravamo lì, mentre oggi la grande griglia deve aver fatto un brutto scherzo visto che tutto il ristorante è bruciato. Rimangono solo le fondamenta e i ricordi di ottimi spiedini di carne. Rimediato uno spuntino si continua a macinare chilometri con l’obiettivo di dormire alle porte di Mosca. Se domani saremo ospitati da Emanuele, oggi è necessario un albergo per procedere alla registrazione del visto, altro adempimento burocratico che caratterizza il turismo fai da te in Russia. In periodo di mondiale sono cambiate le leggi per la registrazione e se
normalmente si deve procedere a questo atto entro sette giorni lavorativi, durante la Coppa del Mondo si è scesi a tre giorni di calendario. Trovare un albergo fuori da Mosca che capisca questo problema si rileva una impresa difficile. Fallisce anche booking.com, falliscono i consigli dei passanti e di vari albergatori fino a quando non siamo costretti a pagare profumatamente un lussuosa camera nel migliore albergo di Zvenigorod a una trentina di chilometri dalla capitale russa e lungo il fiume Moscova. La cena a base di
carne su cui scarichiamo tutte le tensioni della giornata si svolge in un piccolo locale dove la figlia del titolare ed addetto alla cottura delle carni si dice entusiasta di poter parlare per la prima volta in inglese con due stranieri.
Nel frattempo siamo riusciti ad organizzare la riparazione del nostro veicolo. Una officina di Kazan ci aspetta la prossima settimana per aggiungere alla normale revisione del mezzo prima di affrontare la Siberia, anche la sostituzione del paraurti anteriore.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Per quanto riguarda la registrazione del visto russo, dieci anni fa vigeva la stessa regola che stanno applicando durante i mondiali di calcio. La normalità, fortunatamente è sette giorni lavorativi dall’ingresso in Russia.

Le strade russe hanno avuto un enorme progresso in questi dieci anni. Quella che percorriamo noi e che collega Riga a Mosca è finalmente perfetta e senza cantieri.

Non è cambiata la paura di ospitare stranieri negli alberghi minori e fuori dalle rotte turistiche. Nonostante la procedura di registrazione dovrebbe essere obbligatoria, si fatica enormemente a far comprendere questa necessità agli albergatori.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale

Giorno 6 – Giornata in Letgallia

21 giugno 2018, Vilnius-Ludza (307 km) – Totale 3.730 km

La giornata comincia con la separazione da Augusto, colui che si è occupato della parte social del viaggio fino a ieri sera. Tale mansione passerà ora ai due Guerrini superstiti, nessuno dei due all’altezza del lavoro da fare. Rimane da sperare in Bruno Cinghiale per il buon esito delle corrispondenze dal viaggio. Portiamo il giovane anghiarese al piccolo aeroporto di Vilnius, che sembra una stazione ferroviaria di un paese di provincia. Per Augusto una curiosa triangolazione con scalo di quasi due giorni ad Istanbul prima del ritorno in Italia.

Non è complesso attraversare la capitale lituana, neppure nell’ora di punta di una qualsiasi mattina. Molto più difficile è l’interpretazione, mai comune, delle enormi rotatorie. Proprio in un cambio di direzione nella rotatoria tagliamo la strada ad un’auto della polizia. I giovani tutori della legge non esitano ad accendere i lampeggianti e farci accostare in un parcheggio di un supermercato. Comincia, per l’ennesima volta in tanti anni, la consueta discussione con le forze dell’ordine. A bordo della Hilux regna l’ottimismo nonostante i poliziotti abbiano completamente ragione. L’esperienza insegna che se il poliziotto indugia sulla stranezza dell’auto, diventa necessario tempestare il soggetto di informazioni sul nostro viaggio. Scatta quindi il racconto, usando il russo come lingua comune di comunicazione, sulla finalità del viaggio, la brochure esplicativa con la cartina, il fatto che l’Italia non sia ai mondiali ed infine l’invito a guardare il motore. “Pobeda”, vittoria in lingua russa, e la multa non c’è più, solo strette di mano e cordiali saluti.

L’attraversamento di Vilnius finisce nell’unica stazione di metano cittadina. Stupore del gestore quando scopre che il nostro motore è un diesel. Spieghiamo tutto lasciando i materiali di Ecomotive Solutions, ma lui resta comunque sconvolto dall’aver appreso questa novità. Tra l’altro mentre riforniamo il nostro capiente serbatoio con l’ultimo metano da qui fino a Mosca (circa mille chilometri), a fianco alla stazione di servizio si alternano i bus del servizio municipale anch’essi a metano.

Non sappiamo se questo pieno ci porterà fino alla capitale russa, ma con certezza percorreremo i circa 25 chilometri che ci separano dal centro d’Europa! A meno di mille metri dalla strada che conduce a Utena, si trova questo strano luogo che pretende di essere il punto centrale del continente europeo. Secondo uno studio francese del 1989 che ridefinisce i limiti estremi del continente, questo sarebbe il cuore d’Europa. Restiamo perplessi dopo aver letto le motivazioni e il sistema di calcolo di questo punto, casualmente vicino ad un residence di lusso per golfisti.

In ogni caso il viaggio prosegue verso nord e in breve tempo la strada scivola via tra paesini e betulle fino alla veramente piacevole città di Zarasai sulle rive dell’omonimo lago. Finito il centro urbano finisce anche la Lituania che lascia il posto alla Lettonia. Non cambia il paesaggio se non per il fatto che ci fermiamo a pranzo a Daugavpils, seconda città per grandezza della Lettonia e capitale della Letgallia, una regione molto particolare e ricca di storia. Abitata da sempre da più etnie, la Letgallia in passato era una regione a maggioranza polacca, poi tedesca, oggi russa. Anche le chiese sono caratterizzate da questi passaggi storici visto che non mancano luoghi di culto per protestanti, per cattolici e per ortodossi.

Fece scalpore nel 2003 il fatto che nel referendum per l’adesione all’Unione Europea, in questa regione prevalse il No con percentuali elevate. Per capire le dinamiche delle città della Letgallia basta camminare per strada ed ascoltare che quasi tutti parlano russo e non lettone. Perfino la stampa locale e le radio che ascoltiamo durante il viaggio usano l’idioma russo. A completare il quadro il fatto che riconosciamo nei manifesti appesi ai muri le date di concerti di cantanti russi che di solito non sono molto conosciuti oltre i propri confini. Proprio per “tutelare” la sovranità della Lettonia, la Nato ha schierato in questa regione qualche migliaio di soldati, tra cui molti italiani, per disincentivare qualsiasi rivendicazione territoriale o azione di disturbo da parte della Russia. Non è nostro compito giudicare la situazione, ci limitiamo a raccontare quello che vediamo e osserviamo, e di fatto anche noi comunichiamo solo usando la lingua russa, largamente più compresa di tutte le altre. Altro segnale chiaro di nostalgia verso il passato comune è la massima cura e manutenzione dei memoriali relativi alla Seconda Guerra Mondiale. Ci stupiamo di vedere nella città di Rezekne un grande monumento in restauro e dotato di scritte in cirillico. Di solito quando una gru si avvicina a queste statue, almeno nei Paesi baltici, è per la demolizione. Qui non è così.

Anche la cena e la notte la passiamo in Letgallia, esattamente nella piccola città di Ludza dove decidiamo di prepararci alla lunga giornata di domani dedicata alla frontiera tra Lettonia e Russia, ovvero tra Unione Europea e un paese con cui i rapporti al momento non sono idilliaci. Sistemiamo i numerosi bagagli per rendere più semplici le lunghe ed immancabili ispezioni che domani affronteremo. Proprio per essere in frontiera al più presto, ci gustiamo una bella porzione di pelmeni e riposiamo nel delizioso Hotel Lucia nella piazza principale di Ludza.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Esattamente come ieri è la geopolitica ad impegnare la rubrica dedicata al decennale del viaggio. Rispetto al 2008 constatiamo come il rapporto da Unione Europea e Russia sia diventato più complesso per non dire deteriorato. Naturalmente il peso della vicenda legata all’Ucraina ha la sua rilevanza, ma nel lungo periodo questi rapporti inaspriti non porteranno grandi soddisfazioni a nessuno dei due contendenti.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Augusto Dalla Ragione (per poco), Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 5 – Il saliente di Suwalki

20 giugno 2018, Bronislawow-Vilnius (599 km) – Totale 3.423

Confortati dalla generosa colazione del Magellan, lasciamo questo strano albergo immerso tra boschi e zanzare per recuperare la strada che conduce a Varsavia. Oggi, liberi dai sempre piacevoli impegni al servizio dei nostri sponsor, cercheremo di macinare chilometri per avvicinarci il più possibile alla Russia. L’obiettivo di giornata è completare l’attraversamento della Polonia e provare a dormire a Vilnius in Lituania.
A circa 70 chilometri da Varsavia incontriamo un piccolo paesino chiamato Babsk, tristemente noto per un evento accaduto in una domenica di settembre del 1989. Di ritorno dalla città mineraria di Zabrze, il campione del mondo di calcio Gaetano Scirea, in quel tempo secondo allenatore della Juventus, ebbe un incidente stradale nel quale perse la vita assieme ad altre due persone. Ad un forte tamponamento da parte di un furgone, va aggiunta la complicità di alcune taniche di benzina presenti nel bagagliaio della Fiat 125 su cui viaggiava la piccola delegazione che tornava a Varsavia.
Questa tragedia suscitò forte commozione in Italia e in molti altri Paesi. Tuttora, le persone di Babsk ricordano questo episodio. Non mancano i fiori sulla piccola croce a bordo strada, anche se il luogo della tragedia ha connotati molto diversi rispetto a trenta anni fa. Oggi al posto di quel maledetto incrocio a raso c’è una uscita di una supestrada e il livello di sicurezza di questa arteria stradale è molto elevato.
Tutte le strade polacche, nel corso degli anni, sono diventate molto comode, sicure e quasi tutte gratuite. I cantieri negli ultimi anni hanno eliminato quei fastidiosi “binari” in corrispondenza delle ruote dei camion e hanno spesso allargato la sede stradale trasformando la viabilità ordinaria in moderne autostrade e superstrade. Proprio questi infiniti cantieri, che anno dopo anno abbiamo visto spostarsi, causano due lunghi rallentamenti con successive deviazioni. Uno prima di Varsavia e l’altro dopo la capitale polacca. Questo farà sì che anche oggi arriveremo nella sede di tappa molto tardi, tenuto conto anche che con la frontiera manderemo l’orologio avanti di un’ora.
Nella piccola città di Lomza, crocevia del traffico diretto da e per i Paesi Baltici o verso l’enclave russa di Kaliningrad, ci fermiamo ad effettuare una piacevole degustazione di “pierogi” presso un ristorante lungo la nostra strada. I pierogi sono un piatto tipico polacco, una specie di raviolo ripieno di carne o, più raramente, di patate. Particolarmente ghiotti di questa bontà, non esitiamo a strafogarci prima della difficile ripartenza.
Altri chilometri percorsi e ci troviamo in una zona d’Europa molto cara agli appassionati di geopolitica e agli amanti delle strategie militari: il saliente di Suwalki. Guardando una carta geografica è possibile osservare come il corridoio che collega la Polonia alla Lituania sia molto stretto, attraversato solamente da due vie di comunicazione. A nord-ovest c’è l’oblast’ russa di Kaliningrad, a sud-est la Bielorussia, fedele alleato di Mosca. Gli strateghi della NATO temono che, qualora i rapporti tra Occidente e Russia dovessero degenerare fino al punto di un conflitto armato, l’esercito russo potrebbe occupare velocemente le poche decine di chilometri che separano Kaliningrad dal confine bielorusso, chiudendo i Paesi baltici in una morsa e dividendoli a livello terrestre dal resto dell’alleanza atlantica. La zona che attraversiamo è amena, piena di laghetti, boschi, pascoli e fattorie; non merita certo di essere teatro di un conflitto da cui nessuno uscirebbe vincitore. Ci auguriamo quindi che l’importanza strategica del saliente di Suwalki rimanga tale solo sulla carta.
Dalla regione di Suwalki fino a Vilnius il viaggio procede liscio attraverso strade poco trafficate, ed anche l’ingresso nella capitale lituana avviene gradualmente, quasi senza accorgersene. Vilnius si rivela per quello che è: la piccola capitale (poco oltre mezzo milione di abitanti) di un piccolo Paese (meno di tre milioni di abitanti). Ordinata, pulita, assolutamente non caotica. Il centro storico è piuttosto elegante e dotato di diverse strade pedonalizzate, chiuse o parzialmente chiuse al traffico. Come nota di colore, passeggiando per il centro incontriamo casualmente una nostra conoscenza, una ragazza di Anghiari che si trova a Vilnius per un tirocinio che termina domani! Purtroppo, alla piacevolezza dell’impianto architettonico ed urbanistico fa da contraltare la nostra estrema difficoltà nel trovare un posto dove cenare. Essendo giunti tardi in hotel, e vista la propensione degli abitanti del posto a cenare presto, le nostre necessità alimentari vanno più volte a scontrarsi con l’orario di chiusura dei ristoranti, collocato tendenzialmente verso le 22. Irritati dalla situazione, ma ovviamente affamati, siamo purtroppo costretti a rivolgerci ad una nota catena di fast food statunitensi, da dove usciamo decidendo di tornare in hotel a piedi per smaltire un po’ la non esattamente salutare cena.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Oggi parliamo di un solo grande cambiamento, ovvero di ciò che è successo in Ucraina e che di fatto si riflette anche sul nostro viaggio. Nel 2008 attraversammo il Paese ex sovietico da ovest ad est con tre pernottamenti, sia nella capitale Kiev che in piccole città occidentali ed orientali. La situazione politica instabile e la guerra civile che impazza nelle regioni orientali ci hanno sconsigliato di intraprendere lo stesso itinerario di dieci anni fa. Questa volta siamo stati costretti, allungando l’itinerario, a percorrere la via “baltica” per poter raggiungere la Russia senza problemi. Non entriamo nel merito della “questione Ucraina”, ma ci limitiamo a registrare il regresso che questa situazione di instabilità ha trasmesso a tutte le componenti del conflitto. Abbiamo visto, anche in occasione di altri viaggi, questo paese migliorare forse toccando il momento migliore in occasione dei Campionati Europei di Calcio del 2012. È veramente un peccato che questa tendenza si sia successivamente invertita, riportando questo bellissimo Paese ad una situazione davvero precaria.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione.