Giorno 67 – Festa a Biškek

21 agosto 2018, Bishkek (20 km, tot. 23.460)

La mattinata viene dedicata al turismo nella capitale kirghisa. Approfittando del deserto urbano motivato dalla ricorrenza islamica della “Festa del Sacrificio”, in centro non c’è quasi anima viva. Scattiamo foto nelle principali attrazioni cittadine che si concentrano essenzialmente nei pressi di Piazza Ala-Too. Al contrario di quello che succede in altre repubbliche post sovietiche, qui sopravvive una grande statua di Lenin. Riusciamo anche a procurarci una carta telefonica kirghisa, delle cartoline con francobolli alla posta centrale e una mappa della città e della nazione prodotta in occasione dei prossimi campionati mondiali di giochi nomadi che si svolgeranno in Kirghizistan. Una delle cose che più colpisce è la presenza di numerosi fiori ottimamente curati.

Passaggio dall’albergo e poi percorriamo i circa dieci chilometri che ci separano dalla stazione del metano Gazprom dove oggi saremo ospiti di un evento da loro organizzato. Lungo la strada ci sono numerosi negozi che si occupano di cambio di olio per auto. È impressionante che ognuna di queste strutture abbia tutte le marche possibili sia in taniche che in fusti da centinaia di litri. Bishkek sembrerebbe la capitale mondiale dell’olio per motore! Anche per questo scegliamo di fermarci al negozio Castrol 219, fornito anche di olio Toyota. Qui conosciamo i simpatici Rasul e Bakut che si occupano di cambiare olio e filtro, quest’ultimo non richiesto ma regalato da loro, alla Toyota Hilux. Dopo 34.000 chilometri è arrivato il momento di intervenire. Durante le operazioni di manutenzione, arriva un furgone che scarica una preziosa merce per questa giornata: la pecora, per la quale è prevista una fine non ottima, considerato la già ricordata tipologia di festività odierna. Altre persone arrivano dalle attività dei dintorni per assistere a quello che sembra essere un evento eccitante. Veniamo invitati a partecipare, ma per rispetto del loro momento di preghiera restiamo defilati dalla scena principale. Bruno, essendo un suino, non è ammesso all’evento, ma per Guido è stato riservato un posto d’onore in prima fila perché l’ospite è sacro anche in queste occasioni. La scena del lavaggio del coltello e del successivo sgozzamento della pecora è davvero cruenta, anche se siamo sollevati nel vedere che l’animale muore all’istante. Un signore anziano che percepisce la non serenità di Guido nell’assistere all’evento, con la propria saggezza ricorda che quell’animale è nato per essere ucciso e mangiato. Se non fosse stato oggi, sarebbe successo domani. Per fortuna che il cambio di olio si conclude prima del sezionamento della povera bestia e così Guido evita di doverne mangiare una parte.

Poco più avanti, senza montone, si consuma un veloce pasto per non arrivare in ritardo dagli amici di Gazprom. Finalmente avviene l’incontro di cui abbiamo discusso in numerose chat in giro per l’Eurasia. Per Gazprom Kirghizistan sono presenti il responsabile Ruslanbek e i curatori delle pubbliche relazioni Alibek e Karimbek. Di fronte a un cartellone con le scritte degli sponsor locali facciamo numerose foto, video e anche difficili interviste in russo! Naturalmente non manca il rifornimento gratuito offerto dalla Gazprom locale. Come in ogni bella occasione l’evento si conclude alla tavola di un ristorante nei pressi del confine kazako. I piatti nazionali kirghisi sono a base di cavallo e non ci sottraiamo alla cosa. Si parla del viaggio e delle strategie di Gazprom in Kirghizistan. Non manca l’idea di realizzare in futuro un altro viaggio dedicato solo ai cinque paesi dell’Asia Centrale. Ritorniamo nella capitale dove non avevamo previsto di dormire una seconda notte, ma vista la stanchezza accumulata nei due pranzi non si può fare a meno di riprendere un stanza di albergo per riposare nel modo migliore in vista della difficile giornata in alta montagna che domani ci porterà ad Osh. Causa tutto esaurito migriamo in un’altra struttura dello stesso quartiere. Nel centro cittadino, che oggi vive un grande clima di festa, avviene una passeggiata propedeutica alla leggerissima cena di nuovo al Concorde, il locale nella piazza principale dove avevamo cenato anche ieri. Citiamo questo ristorante perché il personale di sala ci ha accolto per due sere con una gentilezza e amicizia davvero sopra ad ogni aspettativa. Ci chiedono una foto prima del saluto definitivo di questa sera. Con il numero incredibile di pasti consumati quest’oggi abbiamo senza ombra di dubbio onorato tutte le tradizioni legate alla festa musulmana a cui abbiamo di fatto preso parte.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– In Kirghizistan non c’erano stazioni di metano. Oggi ne possiamo trovare cinque.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale e gli amici di Gazprom Kirghizistan

Giorno 66 – Arrivo in Kirghizistan

20 agosto 2018, Almaty-Bishkek (264 km – tot. 23.440)

Anche al mattino all’hotel Turkestan manca l’acqua calda. Per la seconda volta in poche ore sarà quella fredda a curare la nostra igiene. Poco importa visto che la giornata rimarrà quasi per intero attorno ai 38° di temperatura. Dopo la colazione facciamo una passeggiata diurna nei pressi dell’albergo. Uno sguardo al mercato agricolo all’interno del bazar verde per poi proseguire fino al Parco Panfilov. Qui c’è un imponente memoriale dedicato a ventotto soldati dell’Armata Rossa di provienienza kazaka e kirghisa che riuscirono a rallentare l’avanzata tedesca nei pressi di Mosca nel 1941. La loro storia è molto popolare in tutti i paesi dell’ex Urss. Sempre in questo parco sorge la bella Cattedrale dell’Ascensione che ha la particolarità di essere tutta in legno, chiodi compresi.

Lasciamo il centro cittadino per effettuare un pieno di metano in una delle stazioni che riforniscono gli autobus della città, che sono tutti a metano o elettrici. Sebbene in questa stazione non ci conoscesero, l’accoglienza è sempre di livello molto elevato e non ci sottraiamo alle ormai consuete foto di gruppo.

Rispetto a dieci anni fa notiamo che la città ha avuto un grande boom urbanistico che ne ha cambiato buona parte dei connotati, soprattutto le zone attorno al centro, che nel 1887 era stato devastato da un terremoto che aveva lasciato in piedi solo la già citata cattedrale in legno.

Giunge l’ora di lasciare la viva e piacevole Almaty percorrendo la trafficatissima tangenziale che ci porta all’inizio della grande strada che conduce nell’ovest del Paese e naturalmente anche a Bishkek, non lontano obiettivo di giornata. È molto in uso l’abitudine di chiedere passaggi lungo le principali strade e in quella che parte verso Bishkek c’è quasi una stazione per l’autostop, visto che ci sono almeno trecento persone intente a chiedere passaggi. Oltre questo ci colpiscono le angurie giganti presenti in centinaia di bancarelle lungo la stessa strada. Tra la frutta e i pedoni diventa davvero complesso uscire dalla città.

Veloce pranzo lungo il tragitto e i circa duecento chilometri che ci separano del confine volano in poco tempo grazie alla strada costruita negli ultimi anni. Korday è la città di confine e la propria economia è tutta dedicata a cambio di valuta, distributori di benzina, tassisti, piccoli market e tutto ciò che potete immaginare a livello di commercio, dai divani alle auto. Le due stazioni doganali sono ai due lati del piccolo fiume Cu e ci sorprende il fatto di non trovare file significative. In effetti le operazioni sul lato kazako sono piuttosto veloci, ma quelle kirghise ci sorprendono ancora di più visto che si limitano al timbro sul passaporto e null’altro. La gentilezza dei doganieri è impressionante e le uniche domande che ci vengono fatte sono relative alla Juventus e Cristiano Ronaldo a causa del nome di Torino che portiamo scritto sull’auto. Chiediamo notizie sull’assicurazione per l’auto e ci viene risposto che non è necessaria. Oltre il confine c’è un posto di blocco della polizia. Anche qui facciamo presente di non avere una assicurazione valida per il Kirghizistan e con un sorriso ci dicono che nessuno ha l’assicurazione in questo paese.

Percorrendo i circa venti chilometri che ci separano dalla capitale troviamo il distributore di metano Gazprom dove domani avremo un incontro con i nostri partners kirghisi.

Notiamo molti richiami all’Unione Euroasiatica, il soggetto economico e forse a breve anche doganale che unisce Kirghizistan, Kazakistan, Russia, Bielorussia e Armenia, una sorta di Unione Sovietica in miniatura. Prendiamo alloggio presso l’Astor Hotel, veramente difficile da trovare senza un navigatore satellitare. Arrivati nella strada dove pensavamo che fosse troviamo al suo posto una medressa. Dalla scuola islamica escono dei barbuti seguaci di Maometto che gentilmente ci aiutano a rintracciare la struttura, ubicata proprio sotto la torre della televisione, una panacea dal punto di vista delle emissioni elettromagnetiche. La Hilux suscita curiosità e non mancano le domande da parte degli altri clienti dell’hotel. Approfittando dei pochi minuti di luce rimasta tentiamo una sortita in centro dove facciamo in tempo a vedere alcune delle attrattive principali dove torneremo domani mattina. Dopo giorni di scarsi pasti ci concediamo una lussuosa cena con vista sulla piazza Ala-Too, l’animato cuore pulsante di Bishkek. L’architettura cittadina rispecchia molto lo stile sovietico con delle personalizzazioni kirghise che non rovibano l’effetto complessivo.
Il rientro in albergo avviene ad ora non tardiva per favorire il meritato riposo.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– La principale strada che collegava Almaty a Bishkek era in realtà una strada sovietica che ignorando quelli che sarebbero diventati i futuri confini tra stati sovrani collegava est e ovest del Kazakistan attraversando la capitale kirghisa. Oggi i kazaki hanno costruito una grande strada che evita da nord il problema. Non si trova più traccia nei nuovi atlanti o nei navigatori satellitari della vecchia strada.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale