17 giugno 2018, Gonars-Ebersberg (km 457) – Totale viaggio 1.581
La nostra prima domenica di viaggio è focalizzata sul dramma e sulla stupidità di tutte le guerre, ed inizia nel piccolo cimitero della cittadina di Gonars. Ad aspettarci troviamo parte dell’amministrazione comunale, nei nomi dell’assessora Daniela Savolet, dell’ex Sindaco Ivan Cignola, dei Consiglieri comunali Carlo Tondon e Giancarlo Ferro. Ed è proprio il signor Ferro, significativamente figlio di una famiglia di profughi giuliano-dalmati, a farci da guida personale attraverso il sacrario degli jugoslavi che la cittadina di Gonars, che ospitò un campo di concentramento fascista durante la Seconda Guerra Mondiale, ha eretto nel 1973. Tale luogo, inoltre, accomuna Gonars con le nostre comunità di origine, Sansepolcro e Anghiari. Il motivo che unisce la cittadina friulana alla lontana Valtiberina è purtroppo una dolorosa nota di storia: dopo numerosi tentativi di fuga dal campo di Gonars, i soggetti che il regime fascista considerava più pericolosi per le loro attività anti-italiane venivano deportati nel campo di Renicci, nei pressi di Anghiari. Nell’austero e futuristico sacrario riposano circa 500 cittadini jugoslavi morti nel vicino campo di concentramento.
Deposto sul monumento un mazzo di fiori, proseguiamo il tour gonarese con l’incontro in municipio con il Sindaco della città, il dottor Marino del Frate. In un clima cordiale avviene uno scambio di doni caratterizzato dal racconto di aneddoti ed episodi che, da parte nostra, hanno caratterizzato le precedenti visite a Gonars, in quanto ultima (e prima, durante i vari ritorni) tappa italiana – dove gustare un ultimo piatto di pasta o un ultimo espresso – dei nostri numerosi viaggi verso est.
Da Gonars percorriamo circa 30 chilometri e spostiamo il tempo indietro di un secolo esatto, fino al 1918. In occasione dell’anniversario della fine della Grande Guerra, troviamo giusto dedicare una parte del tempo della Torino-Pechino ad un omaggio ai caduti di questa terribile carneficina. Nel gigantesco sacrario di Redipuglia, di fatto un cantiere in restauro in vista del prossimo 4 novembre, anniversario della fine della guerra in Italia, riposano oltre 100.000 caduti. Durante il viaggio verso la Cina incontreremo molti monumenti come questo, che ricordano le persone che hanno perso la vita nelle varie guerre che hanno caratterizzato il XX secolo. Non siamo qui a giudicare vincitori e vinti, ma vogliamo manifestare rispetto verso persone che, con o senza convinzioni patriottiche, hanno perso la vita in queste terribili esperienze.
Altri 20 chilometri e ci soffermiamo su un’altra storia di guerra, con parziale lieto fine. Fotografiamo il nostro veicolo nei due lati della piazza della stazione di Gorizia-Nova Gorica. Questa piazza è divisa in due dalla linea dell’armistizio che mise fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il trattato di Osimo del 1975 pose ufficialmente termine alle rispettive rivendicazioni territoriali, istituzionalizzando la linea di confine. Col passare degli anni, e con un cambio di nome del soggetto confinante da Jugoslavia a Slovenia, si arrivò alla riapertura della piazza e, successivamente all’ingresso sloveno in Schengen, alla libera circolazione tra le due città. Oggi l’italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica sono un tessuto urbano unico, con molti servizi gestiti assieme. Un piccolo museo ubicato nella stazione ferroviaria racconta la storia di questo “Muro di Berlino” made in Italy e della sua parziale fine.
Il nostro piccolo anello storico si chiude da dove lo avevamo cominciato: un veloce e ottimo pranzo alla Trattoria Pola di Ontagnano e il saluto delle sorelle Cvek ci aiuta ad indirizzarci velocemente verso nord, diretti a varcare il confine austriaco. Il passaggio del confine avviene sul valico di Monte Croce Carnico a 1.360 metri di altezza sul livello del mare. La cima di questo passo alpino, cento anni fa, vide susseguirsi terribili scontri tra esercito austro-ungarico e italiano, a testimonianza dei quali sono visibili le tracce di fortificazioni militari dell’epoca. Altrettanto visibili sono due pale eoliche situate a poche decine di metri dopo il confine, in terra austriaca, e che sembrano lavorare a pieno ritmo nel produrre energia pulita che sarà immagazzinata e gestita dai vicini austriaci. Ci viene naturale una piccola riflessione sul fatto che oltreconfine sia spesso più facile che in Italia mettere in piedi strumenti “green” come l’energia eolica. Altresì naturale ci viene chiedersi dopo quanto tempo la spedizione Torino-Pechino tornerà in Italia, una volta superata la linea rossa che divide il nostro Paese dalla pittoresca nazione alpina.
Scendendo sul lato austriaco abbiamo modo di fare una veloce visita ad un piccolo ma composto cimitero militare austroungarico. Ordine e pace regnano in questo angolo di bosco lungo la strada. Ragazzi come quelli di Redipuglia, indirizzati l’uno contro l’altro per volere di altri, e uniti nella stessa terribile sorte.
Gli ultimi chilometri della giornata vengono percorsi salendo e scendendo lungo le strade carinziane e tirolesi, fino all’ingresso in Baviera, dove pernottiamo nella cittadina di Ebersberg, a due passi dall’impianto di biogas che visiteremo domani di buon mattino, giusto per cominciare bene la settimana…
Come è cambiato il mondo in 10 anni?
Dopo la moneta unica e l’abolizione delle frontiere, il roaming telefonico unico nella Unione Europea è uno dei pochi percepibili successi delle politiche comunitarie. Dieci anni fa per comunicare dall’estero si doveva aprire un mutuo bancario.
Oggi i navigatori satellitari hanno sostituito le vecchie mappe o gli atlanti, ma attenzione visto che la precisione di alcune indicazioni come “evita le strade a pedaggio” alcune volte rischiano di far prendere multe elevate, come è quasi capitato a noi!
La differenza tra i prezzi della benzina e del gasolio tra Austria e Italia continua ad essere elevatissima, con prezzi nettamente inferiori oltre confine. Peccato che questo non valga anche per GPL e metano, venduti a prezzi mediamente più alti in terra austriaca.
Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Bruno il cinghiale.